I mosaici hanno sempre avuto una forte influenza su di me, soprattutto dopo aver seguito un corso durante l’Erasmus sulle tecniche artistiche. Dopo aver visitato Ravenna per la seconda volta ed esserne stata nuovamente ammaliata, ho deciso di raccontarti la storia dei mosaici e come venivano creati.
La loro storia è antica e ha origine nella notte dei tempi e forse per questo il loro fascino ancora oggi ci ammalia. Un viaggio nel tempo per conoscere la storia dei mosaici, la loro evoluzione e come sono stati lavorati: il Mediterraneo è una fonte senza fine dove ogni paese ha avuto la sua evoluzione.
Buon viaggio artistico!
L’origine dei mosaici: l’Antica Mesopotamia
L’origine dei mosaici è tutt’ora incerta: ancora oggi non si conosce con precisione la nascita di questa tecnica, anche perché l’uomo, da sempre ha decorato le sue costruzioni con pigmenti oppure con piccole tessere colorate.
Le testimonianze più antiche alle decorazioni a frammenti degli antichi Sumeri intorno al 2.400 a.C. e alle creazioni dell’Antica Mesopotamia intorno al 3.500 – 3.000 a.C. Erano realizzate con piccoli coni di terracotta incastonati sulle pareti dei vari edifici. Questa sorta di mosaico aveva una duplice funzione: quella di decorare gli edifici ma anche di coprire le murature in mattone crudo.
L’antica Uruk
Uruk ne è l’esempio più eclatante: i coni di arenaria rossa, alabastro bianco e calcare bituminoso grigio-nero inseriti nei muri di calce di gesso e polvere di mattone cotto entro una cassaforma.
Il mosaico ricopriva completamente le pareti, interrotto solo dalle aperture come finestre e porte. L’effetto finale lasciava senza fiato!

© Marica, pagina FB Don’t judge a book by its cover
I mosaici della Grecia Classica
Gli esempi citati sopra sono da considerarsi un’anticipazione sul mosaico vero e proprio, perché gli storici fanno risalire la nascita e la relativa fioritura del mosaico all’epoca della Grecia Classica. Lo stesso Plinio ha dichiarato che il mosaico è un’invenzione puramente ellenistica: “pavimenta originem apud Graecos habent“.
Per lui fu il maestro Sosos è colui che ha inventato un particolare pavimento musivo definito la “stanza non spazzata” (asaroton oecon), ottenuto con tessere piuttosto piccole e colorate in modo artificiale. Un esempio lo si trova nei mosaici di Aquileia in Friuli Venezia Giulia.
Il termine asaroton indica un mosaico pavimentale a sfondo bianco sul quale sono disposti in modo del tutto casuale avanzi di un banchetto, riproducendo un pavimento ancora da pulire dopo il pranzo. Siamo nel II secolo a.C. e Pergamo è il maggior centro ellenico dove è stato elaborato il decoro musivo.
Il Palazzo Reale di Eumene
Il Palazzo Reale di Eumene (siamo tra il 197 e il 159 a.C.) mostra un pavimento realizzato da tessere minute: viti rampicanti abitate da cavallette, diversi insetti e il campo circostante è caratterizzato da frutti e rami distribuiti in modo del tutto casuale.
Nel mosaico greco troviamo soprattutto il contrasto tra il bianco e il nero con scene di caccia, di animali o legati alla mitologia e utilizzato per la decorazione di pavimenti. L’arte del mosaico è caratterizzata dalla emblemata.
L’emblema sono dei veri e propri mosaici eseguiti a parte e successivamente inseriti nel pavimento della stanza.
L’Antica Roma: i mosaici bicolori e i mosaici di Aquileia
Nell’antica Roma i mosaici sono utilizzati per decorare i pavimenti e i muri di case private della nobiltà, gli edifici pubblici, le botteghe e le basiliche. I mosaici non sono più solo semplici tappeti ma diventano parte integrante dell’architettura e della decorazione, modificando così la tecnica per poter far fronte a superfici sempre maggiori.
- Un esempio dove ammirare dei bellissimi mosaici è la Villa Romana a Desenzano e nel Museo di Santa Giulia a Brescia.

Il mosaico bicolore
Il mosaico diventa bicolore (bianco e nero) e viene utilizzato sia per i motivi floreali che astratti ma il mosaico policromo continua ad essere comunque utilizzato, arrivando a produrre dei capolavori. All’origine c’è il rivestimento in cocciopesto degli impianti fino ad arrivare all’opus signinum dove frammenti di vari marmi colorati sono gettati nella malta di sabbia mista a calce con mattoni tritati.
Fuori dall’Italia i mosaici sono una rarità!
Aquileia
Un esempio di questo periodo sono i mosaici di Aquileia: la sua basilica contiene un grande mosaico pavimentale risalente al IV secolo. Aquileia detiene un record: è il pavimento mosaicato più esteso di tutto il mondo cristiano occidentale.
Piante, animali fantastici, cieli planetari, costellazioni sono rappresentate accanto alle raffigurazioni cristiane del Pesce, del “Buon Pastore” e della “Vittoria eucaristica”. Gli altri mosaici sono visibili all’interno del Sudhalle e nel Museo Archeologico Nazionale.
- Per organizzare la visita, puoi leggere il mio postblog cosa vedere ad Aquileia.

L’età cristiana
E’ con l’età cristiana che il mosaico prende piede, caratterizzando così soprattutto la decorazione di edifici religiosi. Da un lato il mosaico è legato ancora ad un’iconografia pagana e dall’altra la scuola nordafricana incomincia a penetrare e a diffondersi in Italia con la Sicilia in primis e i suoi mosaici di Piazza Armerina.
Anche Milano offre un ottimo esempio di arte musiva di quest periodo grazie alla basilica di S. Lorenzo Maggiore: testimonianza importante delle prime applicazioni di sfondi d’oro nei mosaici. E’ Ravenna che conosce il massimo splendore di questa tecnica tra il V e il VI secolo grazie alla forte influenza dell’arte bizantina .
Lo splendore dell’arte bizantina
Il mosaico raggiunge la sua massima espressione con l’arte bizantina, soprattutto durante l’epoca d’oro giustinianeo durante il VI secolo d.C. Tecnica talmente sofisticata ed elaborata tale da non conoscere rivali, sostituendo accorgimenti particolari per una resa migliore come ad esempio l’inclinazione delle tessere d’oro per far riflettere meglio la luce, regalando bagliori suggestivi nei punti più particolari. O l’utilizzo di tessere argentate, molto più riflettenti e luminose rispetto a quelle d’oro.
La tecnica dell’inclinazione delle tessere è probabile che sia un’invenzione del VI secolo e applicata per la prima volta nella chiesa di S. Polieuto di Costantinopoli intorno al 525 – 527 d.C. Purtroppo tra il VIII e il IX secolo si conobbe un periodo buio per l’arte. L’iconoclastia afflisse l’arte orientale portandola alla deriva e cambiando la visione dell’arte stessa.
Le forme architettoniche lasciano spazio alla raffigurazione: le cupole hanno al proprio centro la figura del Cristo Pantocrator. Il racconto realistico e veritiero lascia il posto ad un’arte più astratta. Lo sfondo d’oro si adatta meglio alle rappresentazioni più piatte e bidimensionali di questo periodo.
I mosaici bizantini di Ravenna
Ravenna è il maggiore centro dove il mosaico bizantino raggiunge il suo splendore. Il mausoleo di Galla Placidia il più antico esempio di decorazione musiva rimasta fino a noi, seguito dalla chiesa di S. Apollinare Nuovo e il battistero degli Ortodossi.
- Per conoscere i mosaici bizantini di Ravenna, consiglio di seguire questi tre itinerari dove non potrai farti scappare nulla!

I mosaici durante il Medioevo: Roma, Venezia e Palermo
Durante il Medioevo, Roma continua ad essere il maggiore centro di produzione del mosaico: i costi elevati ne fanno un arte solo per persone abbienti. Il loro utilizzo denota l’appartenenza alla classe sociale, l’unica che si può permettere di riprodurre i fasti dell’antica Roma, simbolo di potere e grandezza.
Non solo la nobiltà dell’epoca utilizzava i mosaici per decorare le proprie abitazioni ma anche la chiesa romana per rappresentare i grandi cicli decorativi. Alcuni esempi possono essere i complessi di S. Clemente e di S. Maria in Trastevere.
La Sicilia: Palermo
Non solo Roma ma anche la Sicilia con i monumenti di Monreale, Cefalù e Palermo. A Palermo un bell’esempio si trova nella basilica di S. Maria dell’Ammiraglio e la sua rappresentazione dell’Incoronazione di Ruggero II da parte di Cristo. In Sicilia i mosaici ebbero delle influenze orientali, creando un caso a parte: vengono introdotti degli elementi antichi derivanti sia dall’arte pre-bizantina che dall’arte islamica.
La Serenissima: Venezia
Un terzo centro che caratterizza la storia dei mosaici medievali è Venezia.
L’arte veneta è legata soprattutto alle influenze occidentali ma Venezia conosce un bel mix tra il gusto occidentale (stile gotico che sta nascendo in questo periodo) e quello orientale e il risultato è la basilica di S. Marco con i i suoi mosaici appariscenti. Luogo del potere della Repubblica Veneziana, la basilica di S. Marco mostra con i suoi sfarzi il potere, o comunque la volontà di potere da parte dei Dogi.
I mosaici sono stati rifatti continuamente nel corso del tempo e oggi possiamo individuare principalmente i temi a lode del Cristo e della Chiesa Universale e nello stesso tempo valorizzano la chiesa e la politica locale.

Umbria: Orvieto
I mosaici sopravvivono per tutto il Medioevo e Venezia con la sua basilica, influenzò tutto il paese. Un ultimo esempio è Orvieto con la sua cattedrale gotica. La facciata a tutt’oggi lascia senza fiato anche se una buona parte dei mosaici sono andati persi.
Pensati ed elaborati secondo un preciso programma iconografico, i mosaici raffigurano alcuni episodi della vita di Maria, una delle figure più venerate ed onorate del cristianesimo cattolico. Una buona parte dei mosaici sono dedicati al ciclo mariano. L’effetto finale confluisce verso l’alto con la scena dell’incoronazione della stessa anche se una parte dei mosaici mostrano il battesimo di Cristo.
Dal Rinascimento al Rococò
Durante il Rinascimento l’utilizzo del mosaico va a ridursi: documenti storici mettono in evidenza di come questa tecnica venga poco utilizzata. Persino personaggi come Cennino Cennini, storico dell’arte e pittore del XVI – XV secolo, non riconosce la tecnica del mosaico e la va a confondere con altre tecniche ben diverse. A Venezia non si riuscì nessuno in grado di restaurare i mosaici della basilica di S. Marco, rovinata da un incendio del 1419.
E’ con il Manierismo e poi con il Barocco e il Rococò che la tecnica del mosaico viene recuperata, rivaluta e riutilizzata. A Firenze viene fondato nel Cinquecento dal Granduca l’Opificio delle Pietre Dure: è proprio in questa zona che si sviluppa un particolare tipo di mosaico, quello creato con pietre naturali e preziose.
Un esempio che caratterizza il Settecento è La Musa Euterpe dove viene riprodotta un’opera di Raffaello. Nel Settecento venne utilizzata soprattutto nell’architettura come mosaico parietale, si svilupparono molto le opere portatili e dulcis in fundo, il mosaico venne utilizzato nell’oreficeria e nell’arredamento.
Tra Ottocento e Novecento: il mosaico contemporaneo
Ma è a cavallo tra Ottocento e Novecento che il mosaico riprende il suo posto nelle arti grazie ai Preraffaellti, l’Art Nouveau e il Jugendstil che lo utilizzano a gran voce. Ma chi non ricorda di Antoni Guadì a Barcellona e la sua Sagrada Familia? O Gustav Klimt? Una piccola chicca: nelle sue opere come Giuditta I, Ritratto di Adele Bloch Bauer I e il Bacio, Klimt fa uso del mosaico dove le tessere d’oro la fanno da padrone. Queste opere al giorno d’oggi molto conosciute, sono nate grazie al viaggio che l’artista svolse a Ravenna nel 1901 e dove rimase ammaliato dai mosaici bizantini d’oro!

C’è mosaico e mosaico …
- I mosaici pavimentali hanno avuto una diffusione enorme nell’antichità fino al Medioevo e utilizzato soprattutto nel Mediterraneo per edifici pubblici, civili e religiosi. Tra il IX e il XIII secolo è stato prodotto soprattutto il mosaico figurato, in particolar modo negli edifici religiosi con un’iconografia ben specifica. Il massimo splendore del mosaico pavimentale è durante il periodo romanico in Europa.
- I mosaici parietali sostituirono i quadri e gli affreschi sulle pareti e a differenza di essi, le varie tessere conservano la loro “integrità” e la loro forma. Le tessere non vengono macinate nè diluite nell’acqua come può essere il colore: le tessere stesse sono identificabili una volta che l’opera è finita. L’utilizzo del mosaico parietale si è sviluppano nell’antichità sia in Oriente che in Occidente. In Oriente che la tecnica risulta ben solida e con una continuità fno al Medioevo.
- I mosaici portatili sono legati soprattutto al mondo bizantino. Tra il 726 e l’843 ci fu una profonda crisi spirituale e politica. Due parti contrapposte tra di loro si scoemersero grazie al sostegno da parte dell’imperatore: tutti coloro che sostenevano il culto delle icone si trovarono ad essere perseguitati. Le immagini di Cristo, della Vergine e dei Santi venero distrutte ma dall’altro canto c’era la necessità di avere delle immagini nei luoghi di culto. Ed è in questa situazione che furono create delle icone portatili; tavole di piccola dimensione che potevano essere spostate e nascoste senza problema.
Una breve bibliografia
Bertelli, Carlo (a cura di), Il mosaico, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1988
Crivello, Fabrizio (a cura di), Arti e tecniche del Medioevo, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2016
Crous, Joan – Pizzol, Diego, Mosaico. Tecniche, Materiali, Realizzazioni, Giunti Editore, Firenze, 2004
Scheibelreiter Gail, Veronika, Die Mosaiken Westkeiasiens. Tesselate des 2. Jahrunderts v. Chr. bis Anfang des 7. Jahrunderts n. Chr., Wien 2011
2 pensieri sparsi
Articolo molto interessante, complimenti Katia! Tuttavia, da buon Salentino, ti segnalo il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, in provincia di Lecce….. merita una visita, come tutto il Salento del resto!!!
Ciao
Roberto
Grazie anche se è stato un pò difficile scriverlo: ci sono talmente tante notizie ed esempi a riguardo che è stato duro a fare una certa scrematura! Si immagino: Lecce la conosco indirettamente (come la Puglia in generale), ho avuto delle cugine che hanno studiato là e dalle loro cartoline e dai loro racconti dev’essere una città fantastica e non mi meraviglierei che anche le altre città siano così belle!