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la via della seta nel tirolo storico

La via della seta nel Tirolo Storico

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Quando si parla della seta, la nostra mente va subito in Oriente con la leggendaria Via della Seta. Un percorso che si è sviluppato dall’antica Cina fino a raggiungere il Mediterraneo: forse la più lunga ed importante via commerciale in questo ambito.

Ci è stato un periodo in cui un commercio fruttuoso di stoffe e velluti si sviluppato anche a cavallo tra la penisola italica e l’antico impero austriaco, facendo diventare la Via della Seta nel Tirolo storico una rilevante via commerciale.

Pillole di storia

Dal XII secolo in poi Lucca e Venezia, e a ruota altre città italiane, sono state le maggiori produttrici di seta e il Tirolo storico diventato un importante snodo commerciale verso il nord Europa con Bolzano come principale centro nevralgico. Ed è così che il mercato della seta e del velluto si è sviluppata velocemente in tutto il continente.

I maggiori committenti della zona che hanno supportato la produzione della seta nel Tirolo storico sono stati i vescovi di Bressanone e di Trento. Non solo abbigliamento ma anche decorazioni d’interni, tappezzerie e meravigliosi arazzi da appendere ai muri.

Nel tempo si sono conservati indumenti sacri e profani, arazzi come rivestimenti per mobili, tappeti: tutti creati col velluto e la seta.

bacchi da seta la via della seta nel tirolo storico
Fili di seta e i suoi bachi

Nascita e declino della via della seta nel Tirolo storico

La forte richiesta ha portato ad una produzione locale nel Tirolo storico: l’allevamento dei bachi in Trentino è stato introdotto durante il periodo in cui la Repubblica della Serenissima dominava la parte meridionale del Tirolo.

A Trento si ha testimonianza degli alberi da gelso già nel XV secolo e successivamente anche le monache di Bressanone si sono occupate a produrre la seta.

E’ solo tra il 1563 e il 1564 che il Consiglio di Innsbruck ha sancito ufficialmente l’allevamento dei bachi da seta, la loro lavorazione e produzione. Grazie anche all’imperatrice Maria Teresa d’Austria aumentarono vertiginosamente i dazi per le sete estere a favore della produzione locale.

La massima espansione si ha nella prima metà del XIX secolo con la costruzione di importanti stabilimenti tessili ad Ala, in provincia di Trento e a Innsbruck.

Il declino avviene nella seconda metà del XIX secolo a causa di una grave malattia epidemica che colpisce pesantemente la produzione dei bachi, concludendo così il periodo d’oro della produzione di velluto e seta.

la via della seta nel Tirolo storico
Lavorare la seta

La via della seta nel Tirolo Storico: Trentino

Ala, la città di velluto

Ala, una piccola cittadina tra Verona e Rovereto, conobbe la sua massima espansione tra il 1600 e il 1700. Il suo centro storico è caratterizzato da portali in pietra, facciate affrescate e palazzi barocchi.

La produzione della seta inizia con la dominazione veneziana, durante il XV secolo: in questo periodo che si inizia ad allevare gelsi e bachi, mentre la trattura viene fatta a mano dai contadini nelle loro case.

Nel XVI secolo nascono i primi mulini per lavorare la seta, funzionanti con l’ausilio dell’acqua, favorendo la costruzione di tintorie e manifatture.

Nel 1640 che due esuli genovesi (tessitori di seta professionisti) introducono l’arte della tessitura e il nobile Bruno Taddei apre il suo palazzo, sede della prima fabbrica della zona nella quale si lavora la seta.

La produzione dura fino al 1800. I dazi troppo alti per l’esportazione della seta e l’aumento della meccanizzazione usata per la relativa produzione causano l’abbandono degli impianti tessili e dei telai. Materiale usato poi come combustibile durante la Grande Guerra.

  • Ho avuto la possibilità di conoscere la storia del velluto di seta ad Ala grazie ad un tour del tutto particolare e l’ho raccontato ne Il Natale nei Palazzi Barocchi!
la via della seta nel Tirolo Storico
Per le strade di Ala

Rovereto, la città della Quercia

Rovereto acquisisce la supremazia della lavorazione della seta su Trento quando il veneto Girolamo Savioli porta nel 1534 la torcitura. Una vera novità e grazie alla quale l’industria serica si sviluppa fino al 1800, periodo di maggiore espansione.

Durante il Settecento la tecnica della lavorazione introduce la tintura dei filati. Nell’Ottocento furono eliminati i fuochi singoli delle caldarole e sostituiti con un’unica fonte di calore centralizzano che produceva vapore acqueo.

Nella seconda metà dell’Ottocento, la produzione della seta conobbe un lento ma inesorabile declino, portando così alla scomparsa dell’allevamento dei bachi in quasi tutta Europa. Ancora oggi a Rovereto c’è la testimonianza delle antiche filande, dei filatoi e delle tintorie.

Gli antichi filatoi di Rovereto

Ai piedi del Castello di Rovereto, nei pressi del ponte Forbato, c’è un affresco che racconta il sistema delle ruote idrauliche che portavano l’acqua alle fontane.

Gli antichi filatoi rimasti sono visibili ancora oggi.

  • Il primo filatoio della cittadina costruito dai fratelli Verleger di Norimberga sorge in piazza Malfatti.
  • In via Tartarotti c’è l’imponente filatoio Tacchi e meglio conosciuta come la Casa delle Cento Finestre.
  • L’antica filanda Bridi con i suoi ballatoi in legno è in piazza del Suffragio.

Gli arazzi di Fortunato Depero

Una versione moderna degli arazzi è possibile ammirarla nella Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero: tarsie in panno, prodotte a mano dalla moglie dell’artista Fortunato Depero e da alcune volontarie.

I soggetti riprendo la storia e i costumi tradizionali locali.

La via della seta nel Tirolo storico

Trento, la città del Concilio

Trento è conosciuta soprattutto per essere stata la sede del Concilio di Trento e la città dove governarono i Principi Vescovi. Dopo varie vicissitudini storiche, nel 1004 il potere politico e religioso è affidato ai vescovi e nel corso del tempo, i conti del Tirolo riuscirono a far coincidere il proprio territorio con quello dei vescovati di Trento e Bressanone.

Non a caso i vescovi di Trento provenivano proprio dalle nobili famiglie locali.

La prima sede dei Principi Vescovi, durante l’Alto Medioevo, è il Palazzo Pretorio situato in piazza Duomo, fino a quando nel 1255 Egnone di Appiano sposta la residenza nell’antica fortezza del Castello del Buonconsiglio.

Il trasferimento completo è nel 1533 con Cristoforo Madruzzo che cede l’edificio al Monte di Pietà. In un secondo tempo, il secondo piano venne affittato ai consoli della città e al Collegio dei dottori.

Gli arazzi del Museo Diocesano Tridentino

Oggi, il Palazzo Pretorio è sede del Museo Diocesano Tridentino, il quale custodisce vari  reperti tessili tra cui un ciclo ricamato di origine boema che racconta la storia di San Vigilio. L’opera è stata commissionata dal vescovo G. von Liechtenstein nel 1390 e serviva a decorare una dalmatica.

Il lavoro è stato eseguito da donne e da maestri di corte. Erano loro a ricamare indumenti sacri e profani come la biancheria da letto, da tavola, per la mobilia ed arazzi.

Gli arazzi occupano un’intera sala. Il vescovo Bernardo Cles li ha acquistati nel 1531 ad Anversa e probabilmente sono stati confezionati tra il 1511 e il 1528 a Bruxelles nell’atelier di Peter van Aelst.

I sette arazzi del ciclo della Passione di Cristo sono creati sugli stessi cartoni eseguiti da Raffello per gli arazzi acquistati da papa Leone X Medici.

Palazzo Pretorio, la via della seta nel tirolo storico
Palazzo Pretorio, il Duomo e la fontana del Nettuno

Il ciclo dei mesi di Torre Aquila

La seconda tappa della via della seta a Trento è il Castello del Buonconsiglio, residenza vescovile fino al 1796. Famoso è il ciclo dei mesi che decora Torre Aquila.

Il principe vescovo Giorgio von Liechtenstein incarica il maestro boemo Wenzel per affrescare Torre Aquila alla fine del XVI secolo. I dodici affreschi rappresentano i 12 mesi dell’anno e raccontano la vita della nobiltà e dei contadini locali, oltre a dare una valida testimonianza dei costumi dell’epoca.

Il Ciclo dei Mesi a Torre Aquila
Il Ciclo dei Mesi a Torre Aquila

La via della seta nel Tirolo Storico: Alto Adige

Bolzano

Centro nevralgico dove nord e sud s’incontravano, i portici di Bolzano sono da sempre un luogo d’incontro e di scambi commerciali, soprattutto durante il 1600. Il palazzo mercantile diventa la sede del Magistrato mercantile, un’istituzione di controllo e gestione delle fiere e voluto dalla principessa Caterina de’ Medici nel 1635.

Il magistrato di turno aveva il compito di regolamentare le attività delle fiere e l’autorità di gestire situazioni di contrasto tra i commercianti, spesso di diversa provenienza. L’importanza di Bolzano come centro commerciale diminuisce nel momento in cui Trieste sviluppa e amplia i suoi commerci portuali durante il XVIII secolo.

Il Museo Mercantile di Bolzano

Oggi, all’interno del palazzo mercantile è stato allestito il Museo Mercantile, un luogo dove scoprire un pezzo di storia interessante.

Le stanze sono arredate con mobili originali dell’epoca, con preziosi oggetti d’arte tra cui le tende in damasco. Ci sono anche le tappezzerie murali, una raccolta di dipinti con ritratti dei personaggi importanti dell’epoca, i libri contabili, campioni di stoffa usati come esempi ai clienti, uno studiolo.

Catalogo delle stoffe esposto al Museo Mercantile
Catalogo delle stoffe esposto al Museo Mercantile

Gli affreschi del Maniero Illustrato

Se sei curiosa di scoprire cos’era di moda in Alto Adige durante il Medio Evo, è d’obbligo una visita a Castel Roncolo.

E’ conosciuto come il Maniero Illustrato perché la maggior parte delle stanze sono completamente affrescate con scene di vita cortese, mettendo in evidenza l’abbigliamento dell’epoca.

Gli affreschi sono stati per anni oggetti di studio, grazie ai quali sono state fatte delle scoperte importanti per capire meglio la storia della moda e dell’abbigliamento.

Al Museo Civico sono esposti alcuni esempi di costumi tradizionali dell’Alto Adige. Non solo velluto e seta ma anche tanto pizzo, loden, lino e cotone. Un’altra tappa fondamentale per chi vuole approfondire l’argomento legato alla moda!

Dettaglio su uno degli affreschi di Castel Roncolo
Dettaglio su uno degli affreschi di Castel Roncolo

Chiusa, la città degli artisti

Cittadina tipicamente medievale, Chiusa fu elevata a città grazie al regolamento urbano emanato nel 1428 e conobbe il suo massimo splendore durante il XVI secolo grazie alla miniera nelle montagne di Fundres, nella vicina Val Pusteria.

L’artista Albrecht Duerer la fece conoscere attraverso alcuni acquarelli durante uno dei suoi due viaggi in Italia: le stradine tortuose, le pittoresche case bianche, i panorami fecero di Chiusa un luogo romantico, attirando viaggiatori e artisti.

Il Museo Civico di Chiusa

La tappa dell’itinerario la via della seta nel Tirolo storico è al Museo Civico di Chiusa: il Tesoro di Loreto, custodito ed esposto nelle antiche celle monacali, è il nucleo principale e più importante.

Il tesoro risale al 1700 quando venne creata una cappella di Loreto per il padre Gabriel Pontifeser, confessore di Maria Anna, regina di Spagna e collocata nella casa dei genitori di lui. Anche questa cappella di Loreto è una riproduzione del santo edificio che si trova a Loreto, nelle Marche e venne arricchita dalla stessa regina, dal marito, l’imperatore Carlo II e altri alti funzionari della corte spagnola.

L’origine della produzione di questo tesoro è sia italiana che spagnola e risalente al XVI e al XVII secolo, dove si possono trovare paramenti sacri, oggetti di lucro, dipinti. La parte più interessante per questo tour, sono sicuramente i Nadelmalerei, ovvero i Dipinti ad Ago, prodotti da ricamatori siciliani e monache che raggiunsero la perfezione nel XVI secolo lavorando nel punto raso con dei fili di seta, oro e perle di corallo.

Le vie di Chiusa
Le vie di Chiusa

Bressanone, la città vescovile

Proprio a Bressanone si trova la prima testimonianza della coltivazione degli alberi da gelso in Alto Adige: furono le suore dell’ordine delle Clarisse a coltivare i bacchi, lavoravano i bozzoli e inviavano la seta alla principessa Eleonora di Scozzia a Innsbruck. Tutto questo a partire tra il 1479 e il 1485.

Il Palazzo Vescovile di Bressanone

La tappa della Via della Seta nel Tirolo storico, in questo caso è all’interno del Palazzo Vescovile di Bressanone: sede dei Principi Vescovi fino al 1803 e oggi sede del Museo Diocesano.

I Principi Vescovi detennero il potere politico e religioso per parecchio tempo e la loro sfarzosa residenza è la testimonianza del loro forte potere. L’aspetto attuale è in perfetto stile rinascimentale e barocco: i vescovi di Bressanone ci hanno abitato fino al 1973!

Il Museo Diocesano di Bressanone

All’interno è possibile visitare le varie sale e il Museo Diocesano con svariate opere di artisti locali. Per quanto riguarda le stoffe, è possibile trovare una collezione di preziosi abiti alto medievali, paramenti liturgici come un abito in seta bianca con ricami floreali risalente alla metà del XVII secolo.

Una tappa importante è sicuramente al Tesoro del Duomo: oro e tessuti di grande valore come la casula con l’aquila del Santo Albuino del X secolo e che rappresenta uno tra i più preziosi reperti tessili a livello europeo.

Una sala del Palazzo Vescovile di Bressanone
Una sala del Palazzo Vescovile di Bressanone

La via della sta nel Tirolo Storico: Tirolo

Innsbruck

Tutto iniziò quando Innsbruck divenne la sede, dopo Vienna, dell’antica casata degli Asburgo a parire dal 1363 quando i conti tirolesi passarono agli Asburgo i vari possedimenti.

Il Duca Federico IV trasferì la propria residenza da Merano a Innsbruck nel 1420, facendo costruire l’attuale edificio famoso per il suo Tettuccio d’Oro e creando il parco dei giardini imperiali, i portici e la successiva residenza imperiale, l’Hofburg.

E’ con Massimiliano I a cavallo tra il 1400 e il 1500 che Innsbruck aumentò d’importanza, fino al 1665 quando la stirpe asburgica scomparse e Innsbruck perse il rango di residenza imperiale.

Hofburg, la sede imperiale

Prima tappa è l’Hofburg, la sede imperiale e voluta dall’arciduca Sigismondo il ricco, modificando e ampliando la struttura già preesistente. Massimiliano I e Maria Teresa hanno fatto il resto, adattando la residenza ai gusti dell’epoca.

I grandi ritratti raccolti nella sala dei Giganti e nella sala dei Ritratti sono una valida testimonianza della moda dell’epoca. I ritratti sono stati voluti da Maria Teresa: nella prima sala ci sono i figli e i nipoti dell’imperatrice; nella seconda gli imperatori asburgici da Leopoldo I fino a Francesco Giuseppe.

Per decorare e abbellire le sale è stata usata una pregiata stoffa:

  • per la sala da toeletta e il gabinetto dell’imperatrice Sissi è stato usato del damasco color rosa e ecru.
  • I tappeti in seta erano di moda, prima importati dalla Cina e poi prodotti in Europa e ad ogni sala viene usato un colore diverso.
Una delle sale della Residenza Imperiale con i tappeti in seta alle pareti

Hofkirche e il Museo dell’Arte Popolare Tirolese

La seconda tappa è presso l’Hofkirche, la chiesa di corte voluta da Ferdinando I per contenere un grandioso cenotafio dedicato al nonno Massimiliano. Intorno al monumento sepolcrale ci sono 28 statue in bronzo nero a grandezza naturale: sono gli avi, leggendari o reali, dell’imperatore.

Annessa alla chiesa di corte sorge il Museo dell’Arte Popolare Tirolese, dove è possibile ammirare gli abiti tradizionali, conosciuti meglio Trachten. Si può notare come cambiavano in base ai vari momenti dell’anno: i matrimoni, i funerali, il carnevale, il vestito da festa e così via.

Dettaglio delle Schwarzmander della Chiesa di Corte
Dettaglio delle Schwarzmander della Chiesa di Corte

Consigli di lettura

Castelnuovo, Enrico (a cura di), Gli arazzi del Cardinale. Bernardo Cles e il Ciclo della Passione di Pieter van Aelst, Temi Editrice, Trento, 1990

Caterino, Aldo (a cura di), La via della seta e la via del Brennero. Un grande sistema di trasporto intermodale nel corso dei secoli, Centro Studi Martino Martini, Trento, 2017

De Gramatica, Francesca, Il ciclo dei mesi di Torre Aquila in: Il Gotico nelle Alpi 1350 – 1450, Temi, Trento, 2002, pagg. 343 – 365

Longo, Lucia (a cura di), Artisti e mercanti in viaggio. Oltre le Alpi, attraverso il Tirolo, Patron Editore, Bologna, 2020

Giacomini, Roberta, Abbigliamento tardogotico negli affreschi in Torre Aquila in: Le vie del Gotico. Il Trentino fra Trecento e Quattrocento, Temi Editrice, Trento, 2002

Mareso, Gisella, L’arte del vestirsi. Breve storia del costume e dell’abbigliamento attraverso l’arte dell’Alto Adige, Provincia Autonoma di Bolzano, 1998

Primerano, Domenica (a cura di), Una storia a ricamo. La ricomposizione di un raro ciclo boemo a fine Trecento, Temi Editrice, Trento, 2011

Radakovich, Uta, Costumi tradizionali dell’Alto Adige / Südtirol, Reverdito, Trento, 2009

Thun-Rauch, Margot, Velluti  e sete 1000 – 1914. Gli itinerari della mostra attraverso il Tirolo storico, Accademia Tessile Europea, Bolzano, 2017

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30 comments

Paola Ottobre 11, 2019 - 9:25 pm

Ricordavo che l’allevamento di bachi da seta ebbe una certa popolarità anche in Italia, ma non immaginavo così tanto!

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Katia Ottobre 11, 2019 - 9:44 pm

Ho scoperto una via della seta anche tra Prato e Bologna: ho iniziato ad indagare a Bologna e prima o arriverà un racconto di questa tratta.
L’Italia ha tante via della seta, pensa solo Venezia e i suoi contatti con l’Oriente.

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Paola Dicembre 7, 2019 - 11:49 pm

Non vedo l’ora di leggere le tue prossime scoperte, sono rimasta super affascinata dalla via della seta ‘classica’ dopo una mostra al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino qualche anno fa, e ancora a Bangkok quando ho scoperto la lavorazione della seta alla Jim Thompson House. La storia di questo tessuto giramondo che torna in tanti viaggi è davvero interessante.

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Katia Dicembre 8, 2019 - 8:51 pm

Sono sempre delle belle storie queste legate alla seta e al suo commercio. Per Bologna, devo assemblare le varie notizie e capire come raccontare il tutto ma non vedo l’ora di scriverne!

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daniela Ottobre 10, 2019 - 5:58 pm

ciao Katia,
molto interessante questo tuo lavoro ! Sono anche io di Trento, ma vivo e lavoro a Lucca da ormai 15 anni . Come anche tu hai ricordato Lucca è stata una delle più importanti città nel campo della manifattura serica ed ha contributo nel corso dei secoli allo sviluppo dell’arte tessile nel più ampio panorama internazionale, tale da farla diventare non solo la prima città nel mondo occidentale nella produzione di tessuti, ma anche il motore, grazie alle innovazioni delle tecniche organizzative, dello sviluppo della manifattura serica in altri centri italiani ponendo le basi ad un’industria che fino ai primi del novecento è rimasta al vertice delle esportazioni dell’intera penisola. Con un gruppo di lavoro stiamo cercando di seguire le tracce di eventuali presenze di mercanti e/o artigiani lucchesi che dall’area veneziana, dove erano presenti già a partire dal XIII/XIV secolo, si siano spostati in area del trentino e del tirolo. Se hai qualche informazione o qualche indizio da darci te ne sarei grata !
grazie
daniela

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Katia Ottobre 10, 2019 - 7:18 pm

Ciao Daniela!

Sono contenta di leggere il tuo commento e sapere che c’è un gruppo di lavoro che si occupa di questo argomento!
Al momento posso consigliarti di contattare l’Accademia Tessile Europea di Bolzano (https://eurotextileacademy.com/it/pagina-iniziale/) oppure il Museo degli Usi e dei Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige (http://www.museosanmichele.it/). So che si occupano anche di studio e ricerca e forse sapranno darti qualche informazione in più.

Questo post l’ho scritto su ispirazione di una mostra organizzata proprio dall’Accademia Tessile Europea fatta al Palazzo Mercantile di Bolzano un paio di anni fa: quindi loro avranno delle dritte interessanti da darti.

Buon lavoro! E non mi dispiacerebbe avere il link o informazioni sui risultati che troverete. 🙂

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Simona Marzo 8, 2019 - 9:46 am

Mi ha sempre affascinato la via della seta nel mondo. Ho fatto tante letture ma non conoscevo i libri che hai menzionato. Grazie ne farò tesoro.

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Katia Marzo 8, 2019 - 2:15 pm

Anche a me ha sempre affascinato l’argomento e non sapevo l’esistenza di una via della seta da queste parti. Spero tu riesca a trovare i libri menzionati: sono tutte case editrici locali e alcuni utenti mi hanno fatto notare che in giro non sono facilmente trovabili. Magari con un prestito interbibliotecario in biblioteca o una richiesta diretta all’editore!

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Emanuela Febbraio 3, 2019 - 7:03 pm

Ma sai che ignoravo totalmente che ci fosse una tradizione di lavorazione dei tessuti del genere in queste zone? Articolo davvero molto interessante Katia e ci sono anche un sacco di spunti per visitare questi luoghi, grazie ?

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Katia Febbraio 3, 2019 - 8:44 pm

Un percorso dal quale ne partono tanti altri: mi sa che una persona seguisse questo itinerario, non se ne andrebbe più a casa!

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Virginia Febbraio 3, 2019 - 6:54 pm

Chi se lo immaginava che in Trentino e Alto Adige ci fosse una via della seta “parallela” a quella molto più famosa dell’Oriente! Un post davvero interessante!

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Katia Febbraio 3, 2019 - 6:55 pm

Hai visto? Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo una via della seta! 🙂

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elisa scuto Febbraio 3, 2019 - 5:19 pm

Katia, i termini “via della seta” e “tirolo” mi affascinano sempre, ma mai avrei pensato di trovarli uniti! Invece il tuo post ha fatto riaffiorare alcune riminiscenze scolastiche e poi mi ha fatto scoprire molte cose che ignoravo completamente: davvero molto interessante!

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Katia Febbraio 3, 2019 - 5:50 pm

A chi lo dici, io ci abito in queste zone e le conosco anche bene e mai avrei pensato una via della seta proprio nella mia regione. Sapevo di Ala & Rovereto ma poco niente: solo dopo essermi persa tra affreschi che rappresentano la moda dell’epoca, un tour guidato nei palazzi barocchi di Ala e leggendo qua e là vari articoli, ho scoperto un mondo nascosto (per me!).

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Annalisa trevaligie Febbraio 1, 2019 - 1:41 pm

Ho percorso diverse volte l’itinerario da te citato nell’articolo. Bressanone, Rovereto etc. Ma sai che non avevo la minima idea che potessero celare dei tesori come i musei della seta e le altre chicche da te menzionate? Mea culpa. Forse perché mi sono sempre concentrata sugli aspetti invernali di questi luoghi. Complimenti, articolo illuminante.

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Katia Febbraio 1, 2019 - 2:48 pm

Questo itinerario l’ho scoperto pure io e molti musei li conoscevo già ma non li avevo mai collegati alla via della seta. Musei della seta veri e propri non ce ne sono (a parte quello in progetto ad Ala, in provincia di Trento): il materiale che ho descritto lo trovi tranquillamente nei castelli e nei musei menzionati che contengono anche altre opere d’arte!

Sono contenta di averti dato uno spunto in più per i tuoi viaggi nelle mie zone 🙂

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Letizia Gennaio 9, 2019 - 4:55 pm

Ma è il mio itinerario!!! Devo farlo assolutamente, devo vedere tutto quello che hai descritto e ancora di più! Io, per passione e per lavoro, amo tessuti e filati… è tutto meraviglioso! Molto interessanti anche i consigli letterari 😉

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Katia Gennaio 9, 2019 - 5:06 pm

Mi sa che allora ti ho dato un bellissimo spunto! Ne sono contenta (anche perché continuo a far felici parecchie persone con questo argomento!) 🙂

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ingrid Gennaio 8, 2019 - 9:49 pm

Katia, penso proprio che dovrò prendermi il tempo di leggere tutti i post collegati al questa storia interessantissima. E dire che non la conoscevo! Grazie per le nozioni, da oggi ho imparato qualcosa di nuovo sulla mia terra!

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Katia Gennaio 9, 2019 - 1:39 pm

E’ bello scoprire nuove cose sui luoghi che conosciamo e magari riuscire a fare dei tour alternativi e fuori di dal turismo di massa!

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Agnese - I'll B right back Gennaio 8, 2019 - 8:39 pm

Posso ammettere la mia ignoranza? Vengo in Trentino da anni, e di praticamente il 90% delle cose che hai menzionato non sapevo niente!! Grazie, quindi, per questo articolo (super completo!), che sicuramente mi tengo bene in mente per i miei prossimi tour un po’ diversi dal solito. 🙂

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Katia Gennaio 9, 2019 - 1:40 pm

Un motivo in più per venirmi a trovare! 🙂

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Giovy Gennaio 8, 2019 - 8:27 pm

Itinerario davvero interessante. L’unico che avevo seguito così trasversalmente in quella zona era lungo la via Claudia Augusta.

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Katia Gennaio 9, 2019 - 1:45 pm

La via Claudia Augusta è la più famosa ma sto scoprendo altre vie, come questa della seta. E mi piacerebbe molto fare il Sentiero di Duerer: l’hai mai sentito? Parte dalle Piramidi di Segonzano e arriva fino Klösterle: deve essere molto bella!

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Sara - Cappellacci a Merenda Gennaio 8, 2019 - 1:39 pm

Pensa che non conoscevo questa via della seta nel Tirolo. Ho visitato diverse delle località che hai menzionato (anche perchè amo queste zone) ma non avevo mai fatto questo collegamento, è davvero bello!
Ora devo organizzare una vacanza e percorrerla tutta seguendo le tappe del tuo post!

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Katia Gennaio 8, 2019 - 2:33 pm

Io ci vivo e non lo sapevo neppure io! Conoscevo solo Ala, in provincia di Trento ma sinceramente non sono mai andata ad approfondire. E devo dire che scrivere questo post, è stato fantastico perché ho scoperto nuove cose oppure ho visto le cose che conoscevo già, sotto un altro punto di vista. 🙂

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Paola Gennaio 4, 2019 - 7:33 pm

Che articolo interessante!! Non sapevo dell’esistenza di questa via della seta. Tra l’altro in una zona che mi è molto cara! Grazie per avermela fatta scoprire

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Katia Gennaio 5, 2019 - 3:19 pm

Sono contenta che tu abbia scoperto una cosa nuova, così la prossima volta che ci passi, guarderai questi luoghi con occhi diversi!

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Giorgia - Voglio andare a vivere in montagna! Gennaio 4, 2019 - 12:52 pm

Ho visitato quasi tutti i posti citati nell’articolo (mi mancano solo Ala e Bolzano!), ma ignoravo totalmente l’esistenza di una Via della Seta tutta italiana… un argomento veramente intrigante e da approfondire! Pensi che riuscirei a trovare qualcuno dei testi citati nella bibliografia anche qui a Roma, oppure si tratta di guide redatte in occasione di mostre specifiche e quindi irreperibili al di fuori del Trentino? 🙂

Reply
Katia Gennaio 4, 2019 - 3:47 pm

E’ stata una gran scoperta anche per me, soprattutto sapere che ce n’era una tra Trentino, Alto Adige e Tirolo. Poi, l’ultima volta che sono stata a Bologna, ho scoperto una via della seta tra Prato e Bologna e chissà quante ce ne saranno in giro per l’Italia!

I libri che ho inserito, sono case editrici locali, però non so proprio dirti se li hanno commerciati anche al di fuori della Regione: io li ho trovati in biblioteca e alcuni libri me li hanno regalati perché copie omaggio. Fammi sapere se trovi qualcosa, in caso contrario vedo cosa posso fare.

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