L’Alto Adige è terra di castelli e fortezze, solo passando in autostrada o in treno, alzando gli occhi ne potete vedere molti. Si dice che tra castelli, fortezze e ruderi, l’Alto Adige ne abbia ben 400. Uno di questi è Castel Roncolo a Bolzano, quindi se siete da queste parti e avete tempo, fateci un salto!
La prima volta che l’ho visitato è stato ben 15 anni fa, quando accompagnai la ragazza americana che ospitavo, in visita a Bolzano col suo gruppo. Un tour della città, il Museo Archeologico e ultima tappa, Castel Roncolo in una calda giornata di giugno. Mi ricordo solo un luogo fresco dove ripararsi dal calore estivo e una guida sui generis che cambiò la storia a proprio piacere.
Ci sono ritornata più che volentieri, stavolta più informata sui fatti e molto più curiosa rispetto a 15 anni fa: un modo diverso per conoscere meglio Castel Roncolo a Bolzano e probabilmente, apprenzandolo molto di più rispetto alla mia prima volta.
La storia di Castel Roncolo
Costruito nel 1237 grazie al volere dei due fratelli Friedrich e Beral von Wangen, Castel Roncolo fu più volte risistemato, allargato e restaurato. Tra il 1390 e il 1393 venne eretto proprio accanto, un altro edificio chiamato Casa d’estate: da come si può dedurre dal nome, residenza estiva della famiglia Vintler. Il castello si trova su una sporgenza in pietra o meglio su un lastrone di porfido situato proprio all’imbocco della Val Sarentino.
I fratelli Franz e Niklaus Vintler lo comprarono nel 1385 ed è grazie a loro che oggi noi possiamo ammirare i bellissimi affreschi: è con loro che si ebbe un’esplosione vera e propria grazie al più grande ciclo di affreschi profani del medioevo.
Castel Roncolo, infatti, è meglio conosciuto come il Maniero Illustrato: al suo interno ci sono dei meravigliosi affreschi di carattere profano che raccontano la vita cortese e la vita quotidiana, la caccia, i tornei cavallereschi.
Il più famoso ciclo è quello di Tristano e Isotta con la loro tragica storia d’amore tratta dalla letteratura e la leggenda di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda di Gottfried von Straßburg. Gli affreschi furono eseguiti tra il 1388 e il 1410 proprio per volere di Franz Vintler: il suo obiettivo era quello di diventare cavaliere, in un periodo in cui il mondo cortese stava iniziando a decadere. Gli affreschi non furono altro che la rappresentazione di questo mondo in fase di cambiamento.
C’è da dire che dal 1868 al 1959 il castello conobbe un periodo di decadimento: tra incendi, crolli e incuria del tempo e dell’uomo, fu il periodo più buoio. Fortunatamente, nel 1959 l’amministrazione pubblica si occupò del suo restauro e del relativo recupero. Regalandoci così questo splendore che oggi possiamo ammirare e godere.
Le sale affrescate
Visitando il castello, le stanze da ammirare sono molte ed ognuna è caratterizzata da affreschi che raccontano diverse storie e spesso danno il nome alla stanza. La visita permette di ammirare i tre piani del castello, la Casa d’Estate e il cortile.
- Sala dei Cavalieri dove si trovano dei quadri frammentati: vicino ad una finestra sono state rappresentata due coppia di innamorati.
- Sala degli Stemmi, come dice il nome, sono raffigurati gli stemmi di alcune antiche casate nobiliari proprio sotto il soffitto: le casate sono quelle della famiglia Bosch, Thurn, Fuchs, Vintler e di altre familie sudtirolesi.
- Sala dei Giochi dove alcune nobildonne e gentiluomini suonano dei liuti. Su una parete si può notare anche la rappresentazione di una merlatura: probabilmente è la riproduzione dello stesso Castel Roncolo durante la sua costruzione.
- Stua da Bagno, è la sala dove si possono ammirare gli affreschi meglio conservati e risalgono al 1300/1400. Il soffitto in legno conserva ancora il giallo delle stelle e blu del cielo. E’ chiamata Stua da Bagno ma ad oggi non si sa se questa sala servisse da bagno o da studiolo: venne chiamata così per via dei nudi rappresentati nelle varie arcatelle ma non si sa se siano degli affreschi incompleti o se le varie figure indossino dei veli trasparenti.
- Sala di Garello, all’interno della Casa d’Estate, ha raffigurazioni tratte dal romanzo “Garello di Vallefiorita” dal poema di Pleirer: al suo interno è raccontata anche la leggenda di re Artù di Chretien de Troyes. Nel 1868 questa parte dell’edificio subì un crollo, danneggiando completamente l’affresco.
- Cappella del Castello, in origine su 2 piani e nel XIV secolo il secolo il secondo piano venne adibito ad abitazione. Tra il XVIII e XIV secolo questo spazio venne adibito a ripostiglio, rovinando così gli affreschi.
La moda secondo il maniero illustrato
Gli affreschi che si trovano all’interno delle sale sono la testimonianza di un’epoca passata: non raffigurazioni di scene religiose ma piuttosto la descrizione variopinta della vita di corte, dove la vita dei nobili alto atesini viene idealizzata. Non solo una rappresentazione di un periodo di pace ma uno scorcio di vita quotidiana. E’ da questi affreschi che si ha avuto la possibilità di studiare anche la moda “capricciosa” della fine del XIV secolo.
Dalla metà del Trecento, in Europa si conobbe un cambiamento generale del modo di vestire che partì dall’Inghilterra per poi influenzare il resto del continente. Non più lana grezza ma piuttosto la sua lavorazione per renderla più bella ed elegante. I colori delle vesti erano vivaci e spesso in contrasto tra di loro, spesso sottolineati da abiti con righe orizzontali o verticali, tanto di moda nel Trecento. I colori più usati? Verde, rosso, bianco e azzurro.
Le dame sono rappresentate con vestiti aderenti che valorizzano le loro forme fisiche, lasciando scoperte le spalle e con scollature vertiginose. Le vesti sono aderenti nella parte alta, grazie al busto che le dame indossavano, per poi diventare sempre più morbide e movimentate. Le maniche sono lunghe e coprono in modo aderente le braccia, fino ad arrivare ai polsi.
I lunghi capelli delle bellissime dame erano raccolti in lunghe trecce e spesso fermati da berretti in morbido tessuto e di varia forma sulla nucca.
I gentiluomini sono molto eleganti: vestono calzamaglia attillate, calzature con lunghe punte a becco. Delle grosse cinture aderiscono ai fianchi per contenere un pugnale o per lasciar pendolare una campanella.
Ogni castello ha le sue curiosità
- E’ uno dei pochi, se non l’unico castello della regione ad aver mantenuto la sua struttura medievale, come lo possiamo ammirare ancora oggi.
- Il ciclo di affreschi (quello che racconta la storia di Tristano e Isotta e di Re Artù per intenderci) è il più grande e il meglio conservato del Medioevo.
- Castel Roncolo è stato il castello più disegnato, dipinto e fotografato nel XIX secolo, grazie al suo gusto romantico degli affreschi, i quali davano l’impressione di tuffarsi nelle favole, estasiando i più romantici.
- Pier Paolo Pasolini girò tra Castel Roncolo a Bolzano e Bressanone il suo film “Il Decameron” nel 1971. Proiettato per la prima volta a Berlino il 29 giugno 1971 al XXI Festival del Cinema (vincendo l’Orso d’Argento), approdò in regione il 29 agosto dello stesso anno a Trento con una denuncia alla Procura.
Informazioni pratiche per visitare Castel Roncolo
- E’ possibile raggiungere il castello in vari modi: bus navetta gratuita da piazza Walther, bus di linea nr 12, a piedi (40 minuti dal centro). Se decidete di raggiungere Castel Roncolo a piedi, fatelo nella bella stagione passeggiando nei prati del Talvera: il Talvera è un torrente che arriva dalla vicina Val Sarrentino e nel 1973 un piano regolatore decise di creare intorno al torrente un area verde.
- E’ aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 e il costo del biglietto intero è di 8€.
Una zona dove passeggiare lontano dal traffico cittadino, un parco chiamato Petrarca dove sorgono baretti, giochi per i bimbi e tanto verde dove distendersi e prendere del sole, una pista ciclabile. Pensate che nel parco Petrarca, abitò l’orso Pippo: un grizzly, morto nel 1993 e divenuto oramai famoso.
Se vi rimane tempo, perché non fermarvi a visitare anche Castel Mareccio, proprio a lato del percorso dei prati Talvera?
Approfondimenti
Mareso, Gisella, L’arte del vestirsi. Breve storia del costume e dell’abbigliamento attraverso l’arte dell’Alto Adige, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, 1998
Marseiler, Sebastian, Alla ricerca dell’arte. Percorsi artistici per il Sudtirolo, Athesia, Bolzano, 2011
Provincia Autonoma Bolzano – Alto Adige (a cura di), Alto Adige. Guida ai luoghi del cinema, Giunti, Firenze, 2006
2 pensieri sparsi
Bellissimo articolo! 🙂 mi piace anche la possibilità di avere link per il “giro virtuale” .
Mia sorella studia a Trento.. se riesco un week-end che non torna a casa ne approfitto e ce ne andiamo a fare un salto da queste parti che conosco ancora poco! 🙂
Grazie!! Io adoro i tour virtuali: danno l’impressione di essere lì e un’idea di come è il luogo. Quel giorno la mia macchina fotogafica ha deciso di non funzionare più, le batterie mi hanno lasciato dopo una giornata di foto in giro per Bolzano e mi mancano quindi tutte le foto degli interni! 🙁
Se non lavoro, più che volentieri ci si può vedere 🙂