Ti voglio raccontare cosa vedere nel sestiere Castello a Venezia, portandoti con me nel punto più estremo della laguna.
Venezia è caratterizzata da sei sestieri e quello di Castello è forse il più caratteristico: è il punto più orientale della città, è quello più esteso e dove i giardini occupano la maggior parte dell’area.
Confina con il sestiere San Marco e Cannaregio e arrivarci da qui non è difficile: Castello si trova oltrepassando piazza San Marco, lasciando il ponte dei Sospiri alla tua sinistra e raggiungendo poi i giardini della Biennale.
Che l’itinerario fuori dai grandi flussi turistici abbia inizio!
Venezia, città che adoro e nonostante ci sia stata tante volte, non mi stuferò mai di visitarla. Dopo aver visto spesso i luoghi turistici, ho voluto andare alla ricerca della Venezia nascosta, lontana dal turismo di massa: la prima tappa di questa mia ricerca è stato proprio il sestiere Castello.
Ogni volta che raggiungo questa parte della laguna, mi accoglie un senso di pace: spesso non si ha la sensazione di essere a Venezia per via della poca gente, il ritmo si fa lento e si racconta che i veri veneziani vivano qua.
Ti racconto cosa fare nel sestiere Castello in 5 tappe: un punto di partenza per conoscere questa parte di Venezia e scoprire strada facendo, nuove mete dove fermarsi.
- Ti consiglio di prenotare una visita guidata di circa due ore che ti permetterà di conoscere meglio il Sestiere Castello.

1. L’isola di San Pietro di Castello
Sull’isola sorge la basilica di San Pietro di Castello, sede del vescovo della Serenissima dal 775 al 1451 e sede patriarcale fino al 1807, anno in cui questa funzione passò alla basilica di S. Marco su ordine di Napoleone.
Osservando dall’esterno la basilica, si nota che il campanile è storto: non è venuta male la tua foto ma neanche la torre è stata costruita così. E’ facile trovare a Venezia molti edifici “storti”: le fondamenta delle case si possono muovere a causa delle correnti marine.
Accanto alla chiesa si trova il chiostro. Ex Palazzo dei Patriarchi nella seconda metà del Cinquecento, durante il periodo napoleonico è stato trasformato in una baracca per soldati. Purtroppo mi ha dato la sensazione di un luogo abbandonato e lasciato a sé stesso nonostante sia stato molto bello passeggiarci all’interno.
Un po’ di curiosità sull’isola di San Pietro di Castello:
- è l’unico sestiere non bagnato dal Canal Grande.
- E’ il secondo più popolato e il più esteso.
- E’ tra le zone più verdi di Venezia grazie ai Giardini e all’isola di Sant’Elena dove si possono ammirare alberi secolari, fiori, gazebi e tantissimi giochi per i più piccoli.
- Ogni anno proprio sull’isola di San Pietro di Castello si svolge la Festa de San Piero de Castéo: una delle feste più popolari e vere della città, trasformando la piazza grazie alle illuminazioni e dalle bancarelle dove si posso degustare i vini e il cibo locale.
L’origine di San Pietro di Castello
Visitare l’isola di San Pietro di Castello è stata una grande scoperta!
Quest’isola è stata una dei primi insediamenti lagunari, ancora prima che la Venezia come la conosciamo oggi, nascesse e un tempo occupata da una fortezza che diede poi il nome al sestiere.
I primi veneziani trovarono alcune rovine relative a dei castelli che ne diedero il nome, lasciando il posto al nome originario, Olivolo dovuto alla forte presenza di ulivi.

2. L’Arsenale, l’antico cantiere navale
L’Arsenale, punto vitale dell’antica Repubblica marinara, è dove si costruivano flotte navali sia per il commercio che da guerra. Luogo che ha anticipato il concetto moderno di “catena di montaggio”, dando lavoro al 5% della popolazione locale.
I luoghi dell’Arsenale ne testimoniano la storia e visitarli, vuol dire fare un salto nel tempo.
I suoi 48 ettari toccano la parte orientale della città, le isole e il littorale circostante. Le parti visitabili tutto l’anno sono l’Arsenale nord: gli spazi pubblici e il piano della Tesa 105 sono a visita libera perché gli uffici non organizzano visite guidate.
Mentre l’Arsenale sud è visitabile sono in alcuni periodi dell’anno come in occasione della Biennale d’Arte di Architettura.
La sua origine è tutt’ora ignota ma se ne ha testimonianza certa grazie a Dante che rimase colpito da questo enorme complesso produttivo, rimasto segreto alla città perché racchiuso all’interno di fitte mura.
Quale nell’arzana’ de’ Viniziani / bolle l’inverno la tenace pece / a rimpalpare i legni lor non sani, / che’ navicar non ponno
Inferno, XXI, vv 7-10 ne la divina commedia
3. La Biennale d’Arte a Venezia
Partecipare alla Biennale d’Arte di Venezia è un vero must per chi è patito di arte contemporanea. La prima edizione della Biennale è stata fatta nel 1895 e nata dagli incontri di artisti al famosissimo Caffè Florian in piazza San Marco.
Oggi le sedi espositive dei padiglioni nazionali, sono distribuite tra i Giardini, le Corderie, le Artiglierie e altri spazi dell’Arsenale. In giro per la laguna è possibile ammirare diversi eventi collaterali gratuiti che arricchiscono l’offerta artistica della Biennale.
L‘Esposizione Internazionale d’Arte è sempre più gettonata e è il luogo ideale per esporre le opere di artisti viventi e organizzare retrospettive su artisti di un passato recente.
I Giardini della Biennale
Nati all’inizio dell’Ottocento, sono state abbattute diverse chiese per crearli e dal 1894 questo spazio è diventata la sede ufficiale della Biennale d’Arte: 42.000 metri quadrati utilizzati per ospitare i vari padiglioni nazionali, il padiglione centrale, la biblioteca e il padiglione Stirling.
Conosciuti anche come i Giardini Napoleonici, sono il polmone verde di Venezia grazie ai 60 mila metri quadrati e formano l’area verde più estesa della laguna.
Sono aperti al pubblico nell’estate del 1810 e solo in un secondo momento una parte di essi fanno da scenografia ai padiglioni della Biennale di Venezia.
La manifestazione d’arte occupa una buona parte dei giardini, visitabili solo pagando il biglietto durante l’evento. Rimangono comunque quasi 20 mila metri quadri adibiti al pubblico utilizzo e aperti tutto l’anno.
- Ti racconto la mia esperienza alla Biennale d’Arte di Venezia in occasione alla 60° edizione e intitolata Stranieri Ovunque.
- Ho inserito i Giardini della Biennale di Venezia in un itinerario dedicato ai giardini della laguna.

4. La libreria Acqua Alta
Tra le cose da vedere nel sestiere Castello c’è la libreria Acqua Alta: sicuramente tra le librerie più conosciute, non passa di certo inosservata. Nata nel 2004, è diventata presto una tappa obbligata.
La sua particolarità è la sua quantità abnorme di libri, accatastati ovunque: non è una libreria per tutti perché l’arredamento è del tutto particolare.
Gondole e vecchie vasche da bagno fungono da armadi, non a caso dato che in inverno si ha che fare con l’acqua alta (appunto) e bisogna proteggere tutto questo ben di Dio.
Fanno da arredamento le tipiche maschere veneziane, mentre grossi gattoni li troverete qua e là: sta a voi decidere se avranno bisogno di coccole oppure sono dei perfetti sostituti alle moderne telecamere.
Purtroppo, a causa dell’eccezionale acqua alta del novembre 2019, la libreria ha subìto dei seri danni e molti libri sono finiti al macero.
In quest’occasione ho voluto parlare delle libreria Acqua Alta, ponendo l’attenzione sulla situazione delicata dei produzione libraria in laguna così come l’arte dei musei, soprattutto quella custodita nei depositi.
5. Campo Santi Giovanni e Paolo
E’ il più grande campo e il più importante di Venezia dopo piazza San Marco; luogo dove i dogi organizzavano cerimonie solenni e feste laiche. Ed è nel campo Santi Giovanni e Paolo che le salme dei Dogi passavano prima di ricevere l’ultimo saluto nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo.
Cosa vedere in questo monumentale campo?
La basilica dei Santi Giovanni e Paolo e la scuola di San Marco, rimanendo incantati dal campo stesso: grande, spazioso e pieno di edifici importanti, al centro del quale si erge la statua equestre di Bartolomeo Colleoni.
Basilica Santi Giovanni e Paolo
Costruita nel 1234 per i frati predicatori Domenicani per volere del doge Jacopo Tiepolo e consacrata nel 1430. Considerata il pantheon veneziano, al suo interno furono sepolti 25 dogi dal 1249 fino al 1778.
La basilica è davvero grande e una visita al suo interno è d’obbligo: per le vetrate colorate, la sua maestosità e per ammirare un polittico di Giovanni Bellini e una tela di Lorenzo Lotto.
- L’entrata costa 3.50 €
Scuola Grande di San Marco
La storia di Venezia è costellata dalle varie scuole, ognuna delle quali sfornava capolavori d’arte che abbellivano la città. Tra le più famose c’è la Scuola Grande di San Marco che sorge proprio accanto alla basilica Santi Giovanni e Paolo.
Fondata come Scuola dei Battuti nel 1260, in poco tempo divenne la scuola più facoltosa e influente che nel 1437 riuscì ad avere il nome del santo di Venezia ed essere la più importante scuola lagunare.
- Nel novembre 2013 è stata aperta al pubblico grazie ad un lungo restauro. Ti rimando al sito della stessa Scuola Grande di San Marco per gli orari di apertura.

Perché visitare il sestiere Castello?
E’ bello girovagare e perdersi in questa zona della laguna perché si rischia di scoprire scorci di una città di cui non ci si aspetta.
Spesso mi sono trovata in perfetta solitudine e può sembrare strano, pensando alla massa di turisti a pochi metri di distanza. E’ facile scoprire angoli e innamorarsi a prima vista di questa Venezia nascosta.
Capiterà di incontrare i veri veneziani intenti nella loro vita quotidiana, trovarsi davanti a botteghe artigianali (se vuoi portare un pensierino veneziano, fermati qua: prodotti artigianali di tutto rispetto e fatti dalle stesse mani delle persone che ti accolgono in negozio).
Avere la sensazione di non essere a Venezia, rallentare il passo per assaporare l’aria di paese, fermarsi davanti alle botteghe di una volta che sembrano essere scomparse da altre città.
Come si arriva al Sestiere Castello?
- Se sei un buon camminatore, puoi arrivarci a piedi: io ci metto sempre circa un’oretta dalla stazione dei treni.
- Puoi acquistare online il biglietto del vaporetto che ti porta direttamente qui. Le fermate sono: i Giardini per chi arriva dal Canal Grande e Ospedale, Celestia e Bacini Arsenale Nord per chi arriva da Murano, Burano e da Fondamenta Nova.
Altre tappe a Venezia, lontane dal turismo di massa
Conosci già Venezia e sei già stata nei luoghi più conosciuti, vuoi spostarti in altre zone lagunari o semplicemente sei curiosa di conoscere meglio la città, ecco altri spunti:
- Uno degli itinerari che faccio spesso quando arrivo a Venezia, è quello muovermi nel sestiere Cannaregio.
- L‘Isola della Giudecca è una delle tappe fuori dal turismo di massa lagunare.
- Se ti piace il cinema e l’architettura Liberty, ti racconto cosa vedere al Lido.
- Due visite che ho adorato sono state all’Isola di San Servolo e all’Isola degli Armeni.
- Camminando per il Sestiere Castello, non lasciarti sfuggire la street art di Blub: in questa zona ne ho trovata parecchio!
8 pensieri sparsi
Venezia la conosco meno di quanto vorrei e questa parte nascosta sarà sicuramente una delle mie prossime mete quando ci andrò la prossima volta!
Te la consiglio proprio: qui puoi trovare i veri veneziani senza l’ammasso dei turisti. Un luogo dove io ho lasciato il cuore.
Wow, mi hai fatto scoprire un mucchio di cose di Venezia che non conoscevo! E le porticine dei pescatori…mamma mia che bellezza *_*
Venezia ha veramente tante cose da offrire … basta perdersi! 🙂
La rosa di Murano (2010)
In bellezza corro giù, questa lascio con piè veloce.
Navalestro, in gondoletta! Fate presto: ho fretta.
A luna di Venezia, Ah! stasera, nulla si vieta:
scocco il volo da Lucrezia, Colombina che mi allieta.
Non ancora sa la cosa che damasca quel giardino,
la regina più graziosa che abbia visto da vicino.
Ogni volta che la penso, che alato sentimento:
che bocciolo sia l’intento, suscitandomelo intenso!
Dacché ne vidi il bel viso ad un convito di buon doge,
non son pago di un sorriso, ma, altrove, la Gran Croce…
Per la sola i mie’ sospiri! Non v’è perla che più miri,
che ti intenerisca core, che t’ispiri tanto amore.
Come scorgi gli occhi bisi di ventaglio veneziano
scopri dolci paradisi cui si sposa baciamano.
Ondeché in canaletto si sviolini serenata
piccione viaggiatore già precede l’ambascia del mio
parigrado al maggior musico di corte: cose belle!
Ve’ che gioiel vedrà allora, d’un fulgor che innamora
negli accenti di un Adagio sì sublime come bacio!
Lo voglia il ciel che mi dica di sì, nel vivo stupore
a drappi d’Oriente: codesto anel non aspetta che un sì.
Alla vicina lumiera, lo riavvolgo per benino
nel casto fazzolettino che le cadde quella sera.
Mentre indiavolato rema, a un solo pensier me trema:
che in seno al caro mio ben vi alberghi ben altro bene:
non corrisposto, gran mestizia fascerebbe lo spirto
mio, come nebbia il sole. Ma la so tuttora nubile:
perciò m’è dato di sperar, e ciò mi distempra gelo.
La laguna negli argenti specchia luci quasi al largo;
al rintocco sottovento, ecco i marmi di San Marco:
lì s’innalza vecchio faro che barbaglia fascio chiaro
verso quel mar, tutto seta, ove incedono le stelle.
Non conosco poggi o monti tanto cari per figura
come quelli d’Italia; Ah, quante notti sognai l’oro
che ne infiora la Natura dalle cime tra’ vapori
a ben fertile pianoro! Nella gloria di Signori,
ogni palazzo che sorge su quest’acque di smeraldo
par tessuto in un arazzo azzurro; alla via per Rialto,
allorché ‘na gran chiesa ammantasi di splendor, soave,
si ode il bel canto di coro che, lodando nostro Signor,
sembra angelicare l’ora, serenissimo sussurro.
Cosa certo, da spavento, le bombarde mo’ risento…
A Lepanto, che tamburi! Si rugghiò a pugni duri;
al vogar a perdifiato contro più legni cozzato:
e ad ogni cozzo bombivano galee, mentre bandiere
verdi ci vomitavan addosso il lor amaro fiele.
Se ne uccisi? Se bocconi o al tappeto io ne misi?
Ottomani col coltello ricevettero gli onori:
al quadrato degli orrori fu serrato chiavistello.
Alle ondate barbaresche rosseggiavano le schiume,
disorientate soldatesche vi persero anco il lume!
Barbarigo per ria sorte vi fu colpito a morte.
Ma la vittoria arrise ai forti. Non scordo tanti morti.
Deh, rifuggiamo dolor cocenti: che tale fior di bello
rossore non mi caschi e, tra lamenti, sogno si spezzi!
Ma mi par d’intravveder la Contarini mia tra la gente,
angelo biondo dall’acconcio crine, negli usati vezzi
di raccoglierlo in alto a guisa di tanti bei cornetti.
Fermo gondolier solerte. La osservo attentamente
rincasar. Ei fa l’affiancata. M’aggiusto gran cappello.
Sceso, ne contemplo il balcone. Avvolto nel mantello,
giro i tacchi e, nel tintinnìo di speroni, sospirando me
torna a bordo. Serata eletta, questa – mi dico -:
“Vita o morte” mio motto, tra poco scateneremo
un’offensiva a muraglie d’orgoglio: questo, l’inganno
dolce di Eros? Poiché l’Amore Vero è gran mistero
di un bello sanza fine, sì altero, croce, delizia al cor,
quasi desisto, ma, com’è vero che è me dei Moro,
così agiremo. Deciso, desisterò manco irriso.
“Eco la note ke, al ciàr di luna, corte di stele
aduna, ma come li oci di Voi ciò, no le xe bele!
Vaga Lucretia, perla di Venetia, di Adriatico
cuna…” – Ma che melodia quest’una? Ed ecco fendere
l’acque un saluto amico: ‘na chitarra, un flatuccio
e do ribeche fa l’inchino, ma il piacer è tutto mio,
e mi auguro che un bel sorrisetto via via si rifletta
sul quieto specchio di tale concertante gondoletta:
“Ecco la notte, il chiar di luna e… magica laguna!
Vaga Lucrezia, perla di Venezia, ecco la notte
che chiare stelle aduna ad una ad una, ma come i cigli
bisi di Voi non sono tanto belle! Se dirlo col cuor
significa amor, ecco ‘na cosa che a gioia si sposa!
V’è rosa e rosa d’amor, se cambia color vi cangia
odore; siffatta l’ho tinta nel cuor, e di rubino
color ’sto fiore. Vaga Lucrezia, perla di Venezia,
ecco ciò in segno d’amor; invero, prodigio del cuor
di natura non vile, ma quanto Voi giammai gentile!”.
Tenorile voce morente nell’aere, mi appare:
e coglie l’attimo al volo e coglie fior sanza duolo.
Nel sapermi ancora vivo, piange e nel contempo ride.
Sì: piacevolmente sorpresa, Lucrezia piange e ride!
[Una tantum note d’autore ai propri esadecasillabi: 1. Navalestro: rematore (D’Annunzio); 2. Gran Croce: vela quadra crociata, nave da guerra; 3. Bisi: occhi verdini, in dial. veneto; 4. Do ribeche: due viole; 5. Vaga L.: da leggersi Bella L. ; 6. L. piange, ché a Venezia ricevere, allora, una rosa significava che l’amato era morto in battaglia; 7. Al cantore propongo una vocalizzata scala misolidia: i=fa, é=mi, è=re, a=do, ò=si, ό=la, u=sol].
Francesco, Perugia
B…..
Bellissima! Grazie per averla lasciata qua.
Un Buon Fine 2015 e un Bellissimo Inizio (e non solo inizio) 2016.
Katia
Effettivamente Venezia nasconde degli scorci fantastici se si esce dalle vie principali! Bella idea di farsi anchele altre isole come il Lido ma anche Burano, Torcello … sempre parlando di zone fuori dalla Venezia molto turistica!
Se riuscirò ad avere due giorni attaccati, mi piacerebbe con la bella stagione andarci e fare Murano e il Lido! In caso contrario, farò due tappe 🙂