Murano, Burano e Torcello sono tra le isole più conosciute di Venezia. Forse non tutti sanno che queste sono state le prime ad essere abitate già durante il Medioevo, ancora prima che nascesse Venezia. Organizzare una visita tra Murano, Burano e Torcello per me ha significato andare alle origini della città più bella del mondo, scoprendo leggende e storie antiche.
Mi ha aiutato il fatto di averle visitate in un’umida giornata di fine gennaio quando il flusso turistico era poco e la fitta nebbia ha reso la laguna ancora più particolare. Ci troviamo a nord rispetto a Venezia: Murano è la più vicina mentre Burano e Torcello sono le più distanti. Il fatto di doverle raggiungere per forza col battello e il particolare periodo in cui le ho visitate, ha fatto sì che riuscissi ad adattarmi ai lenti ritmi che un ambiente simile impone.
Premetto che a causa della forte nebbia, non sono riuscita a fare tutto come avrei voluto. Soprattutto Murano, l’ultima tappa fatta: la nebbia era talmente fitta che c’era il rischio di una sospensione dei battelli e mi sono ritrovata a raggiungere Venezia prima del previsto.

Burano tra merletti e case colorate
La fama del merletto di Burano risale alla notte dei tempi e tante sono le leggende a riguardo. I veneziani sono da sempre dei gran commercianti; si dice che amino il lusso e il consumo ma dall’altra odiano lo spreco. Ed è così che nel 1299 entrarono in vigore le leggi anti lusso, poi modificate e adattate alle varie esigenze dell’epoca. Nel Cinquecento, ad esempio ci fu una legge che impose un massimo di 50 ducati da usare per acquistare una collana di perle. E la scollatura delle dame non doveva aver nient’altro oltre alla sudetta collana.
Ci fu un giorno in cui alle belle donzelle veneziane fu vietato alcun tipo di gioiello. Ma allora come abbellirsi senza andare contro la legge? Ovviamente indossando dei veli elegantemente ricamati che coprivano capo, collo e décolleté. I pizzi si fecero sempre più raffinati ed elaborati che diventarono più preziosi dei gioielli. La Serenissima decise allora di vietare pure il broccato e le veneziane si fecero ancora più furbe: il pizzo divenne intimo facendo impazzire gli uomini. Chi ha mai sentito parlare di un certo Casanova alla conquista delle dame veneziane?
Museo del Merletto
Il Museo del Merletto è nato nel 1981 e ospitato all’interno della Scuola del Merletto di Burano. Scuola creata grazie alla forte convinzione della contessa Andriana Marcello di proteggere e valorizzare l’antica arte dei merletti. Il termine “merletto” è stato nominato nei documenti per la prima volta nel Quattrocento e rimanda ai merli tipici delle case veneziane.
Da qui si capisce la voglia di tutelare questa tradizione secolare: all’interno della Scuola del Merletto prima e il museo dopo, si possono ammirare testimonianze legate alla produzione veneziana dal Trecento fino ai giorni nostri. Vengono mostrate anche le tecniche di lavorazione grazie alle merlettaie che ogni mattina si rendono disponibili alla curiosità dei visitatori.
- Per maggiori informazioni sugli orari di apertura e i costi, visitare www.museomerletto.visitmuve.it.

Passeggiare tra le case colorate
Oltre ai suoi bellissimi merletti, Burano è conosciuta per le sue case molto variopinte: anche in una giornata di nebbia fitta ti assicuro che si sono fatte notare. I colori sono forti e spesso in contrasto tra di loro. Tante sono le chiacchere del perché le case di Burano siano così variegate. La versione che ho trovato di più in giro racconta di un’antica isola di pescatori dove i suoi abitanti dipinsero le case con colori accesi per poterle distinguere dal mare. Oppure c’è chi dice che ogni colore sia legato al nome delle varie famglie. A te la leggenda che ti ispira di più!
A parte i colori, tutte le case hanno la stessa struttura: sono basse (massimo due o tre piani) e hanno una forma quadrata o rettangolare. Al piano terra di solito si trova la cucina, il tinello e i servizi; mentre ai piani superiori ci sono le camere da letto. Due sono le tappe per ammirare gli scorci più spettacolari.
- La casa di Bepi, la casa più colorata grazie al signor Giuseppe Toselli. Le forme geometriche rendono questo edificio differente dalle altre case monocolore. Oggi il signor Giuseppe non c’è più ma si dice che amasse cambiare spesso i colori della sua casa: quella che c’è oggi è una riproduzione del 1985.
- La riva dei Tre Ponti è forse lo scorcio più fotografato di Burano. Chiamato così perché questo ponte in legno collega ben tre diversi canali dai quali partono le vie più colorate.

Cosa vedere ancora a Burano?
Dopo aver passeggiato per i vicoli e le rive di Burano ed essersi riempiti gli occhi dai colori delle case, ci sono alcune tappe da non perdere.
- La Pescarìa Vecia in Campo della Pescheria ed è qui che si trovava la vecchia pescheria di Burano.
- Visitare la Chiesa di San Martino Vescovo e la vicina Cappella di Santa Barbara, dove il campanile della chiesa pende più della Torre di Pisa.
- Passeggiare per piazza Galuppi, la via centrale e forse anche la più larga dell’isola. Qua si trovano negozietti, pasticcerie, bar e ristoranti.
Mazzorbo e La Tenuta Venissa
L’isola di Mazzorbo è collegata con Burano da un ponte. Nonostante questo, appena lo si passa ci si trova catapultati in un altro mondo: un campo fiorito lontano dal caos. E un vigneto chiamato Scarpa Volo. Di proprietà del comune, per molto tempo rimase incolto e abbandonato a sé stesso, fino a quando non si decise di trovare un nuovo gestore grazie ad un concorso. Il progetto che vinse fu quello della famiglia Bisol già proprietaria dell’omonimo vigneto sulla terra ferma e il gioco era fatto. Un piccolo vigneto dove viene prodotto vino pregiato, frutta e verdura seguendo le regole dell’agricoltura biologica.
Per finanziare questo progetto, i Bisol hanno aperto un B&B e un rinomato ristorante. Il vino, inoltre è venduto in bottiglie di vetro prodotto a Murano con etichette d’oro. Se deciderai di fermarti a mangiare qui o di acquistare il loro vino pregiato, sappi che i costi sono piuttosto elevati: io ti ho avvisato!
Perché ti parlo del vigneto Scarpa Volo? Al centro del vigneto sorge un antico campanile ben visibile da terrazzo del ristorante. Io l’ho visto immerso nella nebbia, un ombra presente ma comunque riconoscibile.

Cosa vedere a Torcello
Torcello è tra le più piccole isole della laguna veneziana ma non vuol dire che non valga la pena visitarla. Si dice che Venezia sia nata proprio in quest’isola quando nel 638 il vescovo e la popolazione di Altino vi si trasferirono scappando dall’invasione di orde barbare.
All’epoca, Torcello era un’isola molto più grande rispetto a come si presenta oggi e durante il Medioevo la popolazione toccò le 20.000 anime. Durante i secoli successivi il commercio si spostò nella vicina Venezia e Torcello incominciò a perdere la sua importanza. Poco è rimasto della sua epoca d’oro e una testimonianza ancora oggi visitabile è il complesso monumentale costituito dalla cattedrale di Santa Maria Assunta fondata nel 639. Imperdibili i mosaici bizantini al suo interno, il campanile e la chiesa di Santa Fosca.
Durante il Novecento Torcello ha conosciuto una seconda rinascita grazie al soggiorno di ospiti famosi nella Locanda Cipriani. Tra i nomi più conosciuti ci sono Lady Diana e Carlo d’Inghilterra, la Regina Elisabetta, Elton John, Ernest Hemingway. E molti di loro hanno voluto lasciare un ricordo attraverso foto e disegni che testimoniano ancora oggi la loro presenza.
Il ponte del Diavolo
Siamo nel punto in cui la leggenda la fa da padrone: il ponte del Diavolo, l’oggetto più fotografato di Torcello.
Si racconta che quando Venezia faceva parte della dominazione austriaca in Italia, una ragazza del luogo si innamorò di un ufficiale dell’Impero Asburgico. Appena la famiglia di lei scoprì che i due avevano una relazione amorosa, decisero subito di allontanare la ragazza da Torcello e il ragazzo fu trovato misteriosamente accoltellato. Appena la giovincella scoprì la morte del suo amato ci rimase male e si sfogò con un caro amico: quest’ultimo le promise di trovare un modo di conciungerla all’ufficiale.
L’amico si rivolse ad una maga spiegando la situazione. Esperta nell’evocare il diavolo, il dententore delle chiavi dello spazio e del tempo, riuscì ad avere un appuntamento sul ponte di Torcello. La data prescelta fu il 24 dicembre quando gli spiriti benigni sarebbero stati talmenti occupati da non accorgersi della strana coppia. La maga quindi invocò il diavolo, gli chiese le chiavi con la promessa di ricambiare con le anime di sette neonati: il diavolo accettò e la maga gettò le chiavi nell’acqua. Improvvisamente l’ufficiale comparve da sotto il ponte e riuscì a ricongiungersi con la bella donezella veneziana.
Il diavolo si presentò una settimana dopo in attesa delle sette anime promesse dalla maga: sta di fatto che la megera non si presentò mai perché nel frattempo morì in un incendio. Da allora alla vigilia di Natale di ogni anno un gatto nero attraversa il ponte: si dice che sia il diavolo che ritorna alla ricerca della sua promessa non mantenuta.

Il vetro di Murano
La reputazione di Murano va di pari passo con la produzione del vetro. Una leggenda misteriosa vuole che Casanova bazzicasse da queste parti per raggiungere la sua amante, una suora che viveva in uno dei tanti monasteri presenti sull’isola di Murano. Non si è mai saputo chi fosse questa M.M.; si sa solo che i due si sono divertiti a più non posso tra cibo e scene erotiche. I racconti di Casanova mescolano la realtà con la finzione ma una cosa è certa: i conventi, i vicoli e i giardini descritti sono veri.
I monasteri di Murano intanto sono spariti a causa di Napoleone. Rimane il mistero di una figura emblematica nei pensieri fantasiosi degli uomini veneziani, la sigla M.M e una statua in vetro chiamata Vitae dell’artista Denise Gemin a ricordare l’accaduto.
Murano è una Venezia in miniatura: cinque isole collegate tra di loro da dei ponti e un Canal Grande che l’attraversa. Qui si assediarono gli antichi abitanti di Altino durante l’Alto Medioevo ma grazie al boom economico del commercio del vetro che Murano prese la sua importanza. Importante sede industriale per la lavorazione del vetro durante l’Ottocento, oggi si parla soprattutto di lavorazione artistica.
Le tappe principali da visitare sono Fondamenta Giustinian con il suo Duomo e il vicino Museo del Vetro, la chiesa di San Pietro Martire e quella di Santa Maria degli Angeli, l’ex Conterie e il Faro ancora in uso.

Il Museo del Vetro
Il Museo del Vetro di Murano è stato allestito all’interno della ex diocesi di Torcello e sopressa nel 1805. Il museo nasce nel 1861 grazie all’abate Vincenzo Zanetti con l’intento di raccogliere le testimonianze sulla storia di Murano. In poco tempo la collezione si trasforma: da documenti archivistici a reperti veri e propri donati dalle fornaci locali. Accanto al museo, l’abate aprì anche una scuola dove i giovani vetrai potevano studiare grazie all’archivio ben fornito e ammirare dal vero i vetri antichi e contemporanei.
Il museo fa parte dei musei civici di Venezia dal 1923 e al suo interno è possibile ammirare una sezione archeologica legata all’epoca romana e vetri muranesi datati tra il Quattrocento e il Novecento. Ogni epoca ha i suoi gusti e le sue manie raccontate all’interno delle sale. Il vetro di Murano così come i mosaici bizantini di Venezia sono da sempre fonte di ispirazione agli artisti, agli architetti e ai designer di ogni epoca.
- Per maggiori informazioni sugli orari di apertura e i costi, visitare www.museovetro.visitmuve.it.
Ex conterie
Un luogo particolare e pieno di storia sicuramente è il complesso delle ex Conterie che si affaccia sul Canal Grande nel punto in cui s’incontra con il canale di San Donato. Il complesso è una grande fabbrica legata alla produzione del vetro in disuso dal 1993. Il comune di Venezia ha deciso di recuperare quest’area attraverso un progetto di bonifica e riqualificando le ex Conterie, trasformandole in abitazioni private, spazi museali e altri spazi ad uso pubblico.
I fabbricati ad uso industriale iniziarono ad essere costruiti a partire già dal 1830. E’ nel 1898 che la fabbrica delle conterie venne aperta ufficialmente grazie ad alcuni imprenditori locali: uno spazio di circa 22.000 m2 dove si producevano le conterie cioè delle perle di vetro.
Murano, oltre alla produzione del vetro, era famosa anche per la creazione di queste perle e i produttori erano divisi in due categorie.
- Supialume. La lavorazione avveniva a lume, grazie alla quale le perle potevano essere lavorate una ad una, arrotolando intorno ad un ago un piccolo bolo di vetro fatto sciogliere dal calore della lampada. Una volta finite, le perle si presentavano con svariate sfumature di colore.
- Margariteri. Essi lavoravano una canna di vetro forata che, una volta ancora calda, veniva tagliata in pezzi di grandezza variabile. Successivamenti questi pezzi erano arrotolati secondo una tecnica dove venivano “spadellati” su una “ferruzza”, cioè un vassoio di ferro caldo per trasformarli in perle.

Informazioni utili
Arrivare a Murano, Burano e Torcello ci sono varie opzioni come barche private, tour personalizzati e il servizio pubblico ACTV: io ho usato quest’ultimo perché più economico. Ci sono tanti tour organizzati e stavo per prenotarne uno pure io: non l’ho fatto perché spesso si ha il tempo contato. Visitandole in modo autonomo ho potuto gestire il tempo a mio piacimento e le isole sono ben collegate tra di loro.
- Il biglietto singolo del battello costa 7 € e vale solo per una tratta. Se si vogliono fare tutt’e tre le isole consiglio di fare il biglietto giornaliero di 20 € con il quale non ci sono limiti entro le 24 h dal primo utilizzo.
I battelli si possono prendere a:
- Fondamente Nove: il nr. 12 fa tutte le fermate, il nr. 14 si ferma a Burano e il nr. 9 si ferma a Burano e Torcello. Una volta arrivati a Burano, se si vuole visitare anche Torcello ogni mezz’ora c’è la linea T che collega le due isole.
- Piazzale Roma: i nrr. 3, 4.1 e 4.2 si fermano a Murano. Se si vuole poi continuare per Burano, Torcello e Marzorbo basta prendere il nr. 12 alla fermata del Faro.

Prima di partire per Murano, Burano e Torcello
Vedere su RaiReplay la puntata “I lagunari” di Federico Lodoli della serie Di là dal fiume e tra gli alberi (seconda stagione). Non a caso “Di là dal fiume e tra gli alberi” è anche il titolo di un’opera di Ernest Hemingway che scrisse durante il suo soggiorno a Torcello a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso.
Visitare Murano, Burano e Torcello non significa solo passeggiare per le loro vie facendo turismo di massa. Questa parte della laguna veneziana racchiude l’origine di ciò che noi possiamo ammirare oggi. Le isole a nord di Venezia sono la nostra memoria storica che lentamente sta sparendo a causa dell’uomo e della natura che si prende ciò che ha regalato.
2 pensieri sparsi
Io che adoro i paesini colorati non sono ancora riuscita ad andarci! Magari potrebbe essere l’occasione buona questa estate approfittando della minor presenza dei turisti
Ci voglio ritornare anche io ora che non c’è il turismo di massa (per il momento!). Sarà l’occasione giusta per godersi e conoscere una nuova Venezia …