A Innsbruck c’è un museo dove potersi avvicinare alla cultura tirolese e uscirne incantati. Si chiama Museo dell’Arte Popolare Tirolese e fa parte del circuito museale Tiroler Landesmuseem. Conosciuto anche come Tiroler Volkskunstmuseum, il museo è considerato il più grande del suo genere all’interno dell’Euregio. Infatti reperti custoditi provengono tutte dal Tirolo, Alto Adige e Trentino.
Definito come “la perla della storia culturale locale”, il Museo dell’Arte Popolare Tirolese si trova a pochi passi dal centro storico. Una tappa imprescendibile per chi si vuole avvicinare alle tradizioni locali.
La storia del Museo dell’Arte Popolare Tirolese
Il Museo dell’Arte Popolare Tirolese è allestito in un antico convento voluto dall’imperatore Ferdinando I. Il progetto iniziale prevedeva che la struttura fosse abitata solo dai sacerdoti addetti al servizio divino della Chiesa Imperiale.
La chiesa di corte è collegata tutt’ora all’edificio e nel corso dei secoli, la Hofkirche è stata adattata a diversi utilizzi prima di essere usata dalla famiglia imperiale. Oggi ospita il cenotafio e le 28 statue di bronzo: io consiglio di fare il biglietto cumulativo per visitare entrambe le strutture.
Pillole di storia
- La costruzione iniziale della parte centrale è iniziata nel 1553 e nel 1729 l’architetto di corte Georg Anton Gumpp ha aggiunto delle modifiche: lo stile barocco caratterizza tutt’ora il museo.
- Nel 1888 è stato fondato il Museo dei mestieri: l’intenzione era di documentare l’artigianato artistico in un periodo in cui l’industrializzazione incominciava a prendere piede nella società dell’epoca. Le collezioni folkloristiche tirolesi sono nate nel 1929 per poi aumentare la collezione negli anni.
- Il criterio seguito nel raccogliere gli oggetti fu legato al valore artistico degli oggetti esposti. E’ solo negli anni Venti del secolo scorso che si incominciò a considerare anche l’aspetto etnografico.

Visitare il Museo d’Arte Popolare Tirolese
Il Museo dell’Arte Popolare Tirolese è suddiviso in sezioni che raccontano a 360° la vita della comunità tirolese (Tirolo, Alto Adige, Trentino). Le ricorrenze, le feste, i pericoli e le paure, la stube con l’artigianato domestico, i mestieri. La quotidianità come la nascita, la morte e tutto quello che succede durante la vita di ognuno. Ed infine i costumi popolari che io adoro.
L’agricoltura
La prima parte del museo mette in mostra tutti i suppellettili usati nei campi per l’agricoltura e il taglio del grano ma quello che serviva per lavorare i frutti della terra e gli utensili da cucina. Nonostante un’agricoltura intensiva e la lavorazione di nuove terre, all’inizio dell’Età Moderna la popolazione non aveva abbastanza cibo.
Da qui ci fu la necessità di creare un introito alternativo. L’industria domestica sopperì la carenza di prodotti legati all’agricoltura iniziando a lavorare il legno, la lana, la paglia e il lino per creare nuovi prodotti da vendere o scambiare. Si lavorava anche il ferro battuto, il rame e la ceramica e i manufatti e caratterizzati da un’ottima qualità.
Le abitazioni tradizionali
La seconda parte del Museo dell’Arte Popolare Tirolese mostra la casa tipica di queste zone montane. Sono stati riprodotti soprattutto i masi, molto tipici in tutta la zona. La Stube (l’equivalente nostro soggiorno) era l’epicentro della casa perché luogo di incontro dell’intera famiglia, dove si raccoglieva alla fine della giornata e passava una buona parte del tempo. Le pareti sono in legno e servivano a tener caldo l’ambiente in inverno e fresco in estate.
La stube era il luogo dove si mangiava, si conversava, si ricevevano gli amici. Una curiosità: i defunti erano esposti in questa stanza per dare la possibilità a parenti ed amici di dare l’ultimo saluto e pregare per loro.
Feste e riti religiosi
Una sezione che mi è piaciuta molto è quella dedicata alle feste e ai riti dell’anno. Un ruolo molto importante la ebbe la religione: l’anno liturgico era caratterizzato da feste cristiane e parte integrante della vita quotidiana dei contadini e della relativa produzione agricola.
Il tempo era suddiviso da rituali ed usanze come le varie feste dove la gente si scordava della fatica e della miseria. Il carnevale, le sfilate e le processioni mostravano l’altra faccia della medaglia della comunità: il tempo della festa e dell’abbondanza.
Gli eventi della vita quotidiana
La vita quotidiana era caratterizzata anche dagli eventi come la nascita, il battesimo, il matrimonio e la morte. Questi erano gli avvenimenti “umani” ma c’è da dire che le credenze popolari erano molto forti. La vita iniziava ben prima della nascita e finiva ben dopo la morte (purgatorio, giudizio universale o risurrezione erano ben presenti nella cultura dell’epoca).
Un ruolo importante lo ricoprivano il malocchio, le malattie, gli incidenti o la morte precoce. Ed è così che preghiere, formule magiche tramite doni votivi e segni, servivano per chiedere la protezione a Dio e a tutto ciò che aveva a che fare col sopranaturale e protezione verso la sventura e la sfortuna.
Il matrimonio era influenzato da diverse norme sociali, solo dopo il Ventesimo secolo divenne qualcosa di intimo e privato. Ovviamente la classe sociale di appartenenza dava vita ad una serie di caratteristiche e di regole da rispettare.
In Tirolo e in Alto Adige il maso chiuso la fa tutt’ora da padrone, dove solo il primogenito maschio, ereda tutto, dando vita a cerimonie pompose. La dote è un elemento importante e il suo trasporto dalla casa della sposa a quella dello sposo è caratterizzato da ben precisi rituali, mettevano in evidenza il passaggio della ragazza da nubile a maritata.
Gli ex voto e la morte
Un reparto che a me ha colpito molto e mi ha fatto impressione è stato quello degli ex voto e alla morte. In passato erano esposti nei Santuari ed erano una pubblica confessione di promesse e richieste di aiuto e fiducia da parte della popolazione verso i santi e i patroni.
L’invocazione, la promessa e la devozione erano parte integrante della quotidianità. Questi ex voto sono oggi uno dei punti di forza del museo.
Per quanto riguarda la morte, nel passato essa faceva parte della vita e forse più accettata rispetto ai giorni nostri. Quando una persona moriva, iniziavano subito rituali e usanze per alleggerire l’anima del morto attraverso quadri devozionali dei patroni della buona morte. Croci e candele e pure il cero battesimale erano gli strumenti per l’estrema unzione, oggetti che si trovavano in tutte le case.
I costumi tradizionali
L’ultima parte della visita in questo museo è dedicata ai costumi popolari che caratterizzavano lo status sociale delle persone, la loro professione, la loro religione e il territorio di provenienza. Le due collezioni presenti sono state acquisite in maniera separata:
- tra il 1909 il 1914 sono state avviate le trattative per l’acquisizione della Collezione Woell ma è solo nel 1919 che si ha l’acquisto.
- La seconda collezione è il lascito del fabbricante viennese Josef Salzer nel 1927 nel momento in cui si concretizzò di aprire un museo di arte popolare.
I manichini sono in legno, in grandezza naturale e indossano i costumi in voga nel Tirolo, nell’Alto Adige e nel Tirolo orientale mettendo in evidenza i vari caratteri etnici delle singole valli.
Secondo la leggenda, Virgil Rainer (colui che ha creato questi manichini) fece arrivare a Innsbruck una coppia da ogni regione per realizzare in due giorni i disegni, gli studi e le copie di cui aveva bisogno e i modelli di riferimento erano quelli del museo di Bolzano.

Le mie considerazioni sul Museo dell’Arte Popolare Tirolese
Sul Museo d’Arte Popolare Tirolese di Innsbruck ci sarebbe molto da scrivere: sono tante le tradizioni che fanno parte ancora oggi nella vita di tutti i giorni ed è difficile raccontarla in poche parole. L’ho visitato diverse volte nel corso degli anni e ogni volta mi emoziono come se fosse la prima.
Lo consiglio perché è un luogo dove si ha la possibilità di avvicinarsi alle tradizioni e alla cultura non solo del Tirolo ma anche del Trentino e dell’Alto Adige. Si capisce come queste tre realtà siano da sempre collegate tra di loro, nonostante i continui cambiamenti storici.
Informazioni utili
- Il Museo d’Arte Popolare Tirolese si trova in Universitätsstraße 2.
- L’entrata è a pagamento: ti consiglio di fare il biglietto cumulativo per visitare anche la Chiesa della Corte Imperiale (Hofkirche) e se deciderai di visitare i maggiori monumenti della città, acquista in comodità prima di partire, la Innsbruck Card.