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I luoghi del ’68: quando anche Trento conobbe la rivoluzione

by Katia
I luoghi del '68 a Trento

2018. Cinquant’anni ci separano dal 1968, anno delle rivolte studentesche e delle mobilitazioni operaie. Anno che cambiò la società italiana e non solo. Il ’68 passò anche da Trento, questa piccola città ancora addormentata, svegliandola dal torpore tipico di una città di provincia, esclusa spesso (o sfiorata) dai grandi eventi economici e politici.

Un itinerario per conoscere i luoghi del ’68 a Trento, supportato da due mostre: la mostra “Generazione ’68” all’interno del Dipartimento di Sociologia e un app da scaricare e da seguire lungo le vie del centro storico.

I luoghi del '68 a Trento entrata di sociologia
Entrata di Sociologia

I luoghi del ’68 a Trento

Scioperi, manifestazioni e contrasti animarono il centro storico di Trento e le zone industriali della città e del Trentino.  I luoghi del ’68 a Trento sono legati soprattutto alla facoltà di Sociologia, centro nevralgico delle manifestazioni studentesche, toccando le industrie SLOI e MICHELIN con gli scioperi degli operai, passando anche per il Duomo con le quattro contestazioni del quaresimale.

A Trento, il legame tra studenti e operai è forte ed è per questo che lo slogan “Sessantotto trentino Operai e Studenti uniti nella lotta” non rimase solo uno slogan ma divenne un evento reale e concreto. Il movimento operaio e sindacale si trasformò in qualcosa di più forte, grazie anche all’aiuto e alla contaminazione del movimento studentesco.

Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, via Verdi 26

L’università a Trento arrivò nel 1962 con la nascita della facoltà di sociologia e fortemente voluta da Bruno Kessler. Nacque come libera università, cioè non statale ne privata e non voleva assolutamente essere una fotocopia della facoltà di scienze politiche.

I primi fermenti iniziarono già nel gennaio del 1966: il corso di laurea in Sociologia risultava essere sotto Scienze Politiche e c’era la necessità di un riconoscimento ufficiale, dato che risultavano essere due corsi ben distinti.  A giugno dello stesso anno, finalmente nacque ufficialmente la facoltà di Sociologia: ora bisognava creare uno statuto ad hoc e un piano di studi che riflettesse la neonata facoltà.

E fu così che nell’autunno 1966 ci fu una seconda occupazione: gli studenti lamentarono la poca collaborazione da parte delle istituzioni, preparando così un piano di studi alternativo: la figura del sociologo doveva rifarsi ad uno studio più storico-comparativo che frutto di un’impostazione troppo empirica. Gli sociologi non erano solo dei tecnici ma dovevano essere capaci di analizzare la società in tutte le sue sfaccettature.

E’ con nel 1968 che esplose la contestazione studentesca: complice la guerra in Vietnam iniziata nel 1967 e le contestazioni studentesche a Berkely in California, nella notte tra il 30 e il 31 gennaio venne dichiarata ufficiale l’occupazione. Delle tre, questa fu la più lunga occupazione dell’università, ed è da qui che partirono poi le contestazioni studentesche nel resto dell’Italia. La terza occupazione durò fino al 7 aprile 1968.

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I corridoi di Sociologia

Aree industriali: SLOI e Michelin

Le ondate di contestazione del movimento studentesco arrivarono fino ai cancelli delle fabbriche locali Michelin, Sloi, Italcementi e Caborchimica. Per gli studenti, che si occuparono di attivismo politico, fu un passaggio naturale: non solo una contestazione legata ai soli giovani ma qualcosa di più, legato all’intera società e alle condizioni di lavoro e di vita di tutti quanti.

Non si sa ancora bene se furono gli studenti ad influenzare gli operai, portandoli dalla loro parte o gli stessi operai che sposarono il movimento studentesco a proprio favore, ma sta di fatto che gli operai ottennero una migliore condizione di lavoro.

Tratto dall’intervista fatta a Franco Sandri di Faedo TN | www.dna.trentino.it

I concetti di fondo partivano dall’analisi marxista, dell’economia, del lavoro e della società. Il lavoro operaio è visto come momento di sfruttamento da parte del capitale. Da qui l’attività politica degli operai: far crescere la coscienza di classe, per passare da classe sfruttata a classe rivoluzionaria.

Su questi schemi si impostava la presenza nelle fabbriche, volantinaggi, assemblee, presenza costante ai cancelli delle fabbriche, cineforum, attività nei quartieri … ovvio che nella società per bene di Trento e del Trentino c’erano perplessità e dure reazioni.

Oggi le due aree industriali non esistono più.

I luoghi del '68 a Trento corteo

Duomo e i “controquaresimali”

Tutto inizio il 26 marzo 1968 quando lo studente Paolo Sorbi urlò in Duomo durante l’omelia quaresimale fatta  da padre Sbalchiero “Non è vero!“, trovandosi in forte dissenso con il discorso di Sbalchiero: ed è così che nacque la contestazione religiosa, in una Trento ancora molto chiusa, conservatrice e profondamente cattolica.

Paolo Sorbi dichiarò:

Interrompendo la predica del quaresimalista ho voluto dare testimonianza di come oggi sia impossibile continuare con tali prediche, che niente hanno di evangelico e che continuano a tradire il messaggio liberatore del Concilio. 

Il mio gesto è l’inizio di una iniziativa che dovrà investire altre azioni religiose e tenta di rompere quella stasi che è calata in Italia dopo il Concilio;

e non per un senso semplicemente ribellistico, ma per la tristezza di vedere la Chiesa alla quale credo ancora una volta strumentalizzata dai suoi sacerdoti. Cosa c’è in Italia oggi del Concilio? C’è solamente un falso rinnovamento.

Lo studente Sorbi fa riferimento all’omelia fatta da padre Sbalchiero. Finita l’omelia, Sbalchiero passa a criticare duramente i Gulag e l’URSS. Sorbi ebbe solo il tempo di esclamare “Non è vero!”, che venne subito portato fuori dai carabinieri.

Non fu un fatto isolato dato che le sere successive, altri studenti protestarono silenziosamente, alzandosi durante le omelie. In una terza contestazione, 50 studenti si sistemarono all’entrata del Duomo, leggendo le pagine del padre scolopio Ernesto Balducci e fondatore della rivista Testimonianze.

I controquaresimali non passarono inosservati: crearono contestazioni da parte della destra ma anche una forte reazione popolare. Ed è così che si avviò anche una contestazione religiosa di non poco conto.

I luoghi del '68 a Trento chiesa

Mostra “Generazione 68”, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

La storica facoltà di Sociologia, oggi Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, ospita una mostra dedicata al ’68 e intitolata Generazione 68. Sociologia, Trento, il mondo. Quale luogo migliore per raccontare il ’68 a Trento? Sociologia, luogo simbolo del ’68 trentino, racchiude una mostra organizzata dalla Fondazione Museo Storico del Trentino e dall’Università degli Studi di Trento e sviluppata sui tre piani della facoltà. Tre diverse tematiche, una per ogni piano.

  • Nella CORTE INTERNA E GIARDINI è raccontata la cultura giovanile degli anni Sessanta attraverso la musica, leggendo i testi musicali, le poesie, attraverso le mode dell’epoca. Un luogo dove la fa da padrone un’esplosione di colori che conducono agli altri piani della mostra.
  • PIANO INTERRATO E PRIMO PIANO Trento e il mondo: una città provinciale, chiusa che si dovette confrontare con l’esterno, il mondo. Un bel banco di prova. Un movimento studentesco non solo legato al territorio ma inserito in un contesto globale, internazionale. Un mondo in movimento, che si mise in moto già dagli inizi degli anni Sessanta: non solo l’istruzione attraverso la scuola e l’università ma anche nella società e nella vita di tutti i giorni.
  • Al PIANO – 1 è allestita la parte più ampia della mostra ed è quella che racconta la nascita della facoltà, nata nel 1962,  e il suo sviluppo fino all’anno accademico 1967/1968. I primi studenti, la prima facoltà di Sociologia in Italia, le materie studiate. Ma anche le occupazioni, l’affermazione del movimento studentesco, la contestazione e le relative reazioni da parte della città e della società trentina dell’epoca. Il movimento studentesco non è raccontato solamente nel suo contesto locale ma viene rapportato e ampliato in un contesto nazionale ed internazionale.

Mostra “Generazione 68. Sociologia, Trento, il mondo”

Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, via Verdi 26 – 38122 Trento

15 maggio – 15 dicembre 2018 – lunedì – sabato ore 7.40-20.45 – chiusura nei festivi e la domenica

Ingresso libero

I luoghi del 68 a Trento installazione sociologia
Installazione nel cortile di Sociologia

Trento Sessanta. Un museo diffuso

TrentoSessanta è una piattaforma virtuale collegata ad una app scaricabile su smartphone / tablet che permette di girare per la città seguendo e toccando i luoghi  del ’68 a Trento. Ad ogni tappa ci sono degli approfondimenti tematici ed immagini d’archivio, oltre ad una colonna musicale dell’epoca che fa da sottofondo.

I vari luoghi sono collegati tra di loro grazie ad un audio-libro con la voce narrante di Martino, uno studente liceale che racconta i principali avvenimenti di questo periodo. Girando per la città, comunque troverete dei totem che vi daranno delle indicazioni a riguardo.

TrentoSessanta, un museo diffuso del ’68 è un progetto ideato e curato dall’associazione culturale Momo e in collaborazione con il Comune di Trento e la Fondazione Museo storico del Trentino. Progetto che vuole raccontare, per non dimenticare, un pezzetto di storia recente che caratterizzò la città di Trento: la contestazione giovanile, le occupazioni del movimento studentesco a Sociologia e il neo movimento femminista, le manifestazioni degli operai, i cambiamenti nel mondo cattolico.

Il sito dal quale scaricare l’app è www.trentosessanta.it.

I luoghi del 68 a Trento
Uno dei tanti manifesti della mostra “Generazione 68. Sociologia, Trento, il mondo”

NOTE: le foto sono mie e quelle in bianco / nero sono le foto che ho fatto ai tabelloni esposti alla mostra “Generazione 68. Sociologia, Trento, il mondo” al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale

Scritta apparsa sui muri della facoltà di Sociologia di Trento

"Non vale la pena di trovare un postoin questa società, ma di creare una societàin cui valga la pena di trovare un posto"

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6 comments

Giovy Malfiori Febbraio 4, 2019 - 7:34 am

Il mio paese (quello dove sono nata e cresciuta) ha vissuto un capitolo molto intenso del ’68, data la presenza di un’industria molto potente. Mi raccontò tutto mia madre, al tempo davvero una testa calda. Il posto è in Veneto ma poco distante dal Trentino e “gli autonomi” (così li chiamavano) di Trento hanno fatto il bello e cattivo tempo nel mio paese quel giorno.

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Katia Febbraio 4, 2019 - 8:16 am

Ah ah, non sapevo proprio che eravamo chiamati “gli autonomi”! Eh si, spesso ci si influenza quando si è vicini di casa!

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Anna di Ottobre 31, 2018 - 10:10 am

Molto bello e interessante questo post. Sai che non sapevo tutte queste particolarità del ’68 a Trento? Trento è una città che adoro, ci abiterei volentieri. Mi piace ora ancora di più perchè mi da il senso di una città attiva, dinamica, una città che con il ’68 ha dato vita ad un cambiamento epocale.

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Katia Ottobre 31, 2018 - 10:30 am

Davvero? A me ha sempre dato l’impressione di essere una città ancora un po’ addormentata, fuori da quello che succede … quasi come se il ’68 non fosse mai passato!

Mi fa piacere che ti abbia dato una bella impressione!

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Stremamma Ottobre 26, 2018 - 2:09 pm

che bel post! Ho sempre sentito parlare della “famosa” facoltà di sociologia di Trento ma non ne conoscevo la storia. Interessante pure la storia dei controquaresimali.

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Katia Ottobre 26, 2018 - 2:30 pm

Anche se abito a Trento e sapevo che il ’68 in Italia partì proprio da qui, non ho mai approfondito la cosa! Mi sa che dovrò andare ad informarmi su molte altre cose: pensa che non sapevo neppure io dei “controquaresimali”

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