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L’architettura fascista a Bolzano: luoghi e musei

by Katia
architettura fascista a Bolzano

Bolzano è conosciuta soprattutto per quel suo aspetto nordico, di città di montagna con un paesaggio fantastico, da favola. Ma forse non tutti sanno che nel suo recente passato c’è una pagina di storia locale buia: il fascismo.

L’architettura fascista a Bolzano, ancora oggi ben visibile, è la testimonianza di un passato che cambiò le carte in tavola della città e dell’Alto Adige in generale.

Un itinerario attraverso luoghi e musei che parlano del fascismo a Bolzano e di come cambiò l’urbanistica e la cultura alto atesina.

Foto di vita quotidiana
Foto di vita quotidiana

L’architettura fascista a Bolzano: la storia

La città subì un’importante trasformazione urbana, caratterizzata dalla rottura con la tradizione tedesca. L’obiettivo del fascismo era di italianizzare il Sudtirolo e Bolzano ne fu il punto nevralgico.

L’urbanistica della città cambiò drasticamente a causa dell’aumento massiccio della popolazione (per italianizzare l’Alto Adige, vennero fatte venire da altre regioni italiane moltissime persone con l’offerta di un lavoro migliore) e la creazione di una nuova città (ovviamente per ospitare i nuovi arrivi) ma che fosse in perfetto stile italiano.

La città italiana si sviluppò soprattutto al di là del fiume Talvera: da una  parte il polo militare con piazza della Vittoria e il polo della giustizia con il Tribunale e dall’altra un polo abitativo. L’architetto di punta del fascismo fu Marcello Piacentini che creò quartieri razionalisti, non solo a Bolzano ma anche a Trento.

Le date:

1928: inaugurazione del monumento alla Vittoria

1928: realizzazione del quartiere di viale Venezia

1930: realizzazione dello stadio e il Lido

1933: completamento delle possenti strutture degli Alti Comandi Militari

1934: creazione di piazza della Vittoria e del relativo quartiere

1935: creazione del primo quartiere operaio in via Torino

Come cambiò l’architettura a Bolzano?

L’architettura subì l’influenza e il gusto del periodo, una fusione tra razionalismo e neoclassicismo. Il secondo fu il risultato del filone della Bauhaus mescolato con il pensiero di Le Corbusier, divulgati dal futurismo roveretano grazie al suo maggior esponente, l’artista Fortunato Depero.

Un nuovo piano regolatore venne approvato nel 1934: Piacentini creò una nuova città (italiana) con piazze, viali, case e portici come opposizione al centro storico, tipicamente tedesco. I nuovi quartieri abitativi furono quelli situati in corso Italia, corso Libertà e delle Semirurali. Ovviamente con un polo industriale a Bolzano sud tra il 1934 e il 1935, dando il via ad una sempre più crescente immigrazione di operai e quadri italiani in Alto Adige. Non solo Bolzano ma anche e soprattutto industrie sull’asse del Brennero, punto strategico di collegamento con la Germania e l’Europa centrale.

Complesso INcIS
Complesso INcIS, non tanto lontano dal centro storico

I monumenti fascisti a Bolzano

L’architettura fascista è molto presente nel capoluogo alto atesino: basta uscire dal centro storico e raggiungere il fiume Talvera che già l’aspetto urbanistico cambia. Gli edifici di cui racconto sono solo una parte di quello che Bolzano può offrire ma è un buon punto di partenza per conoscere un quartiere sconosciuto ai più.

Un itinerario attraverso l’urbanistica e i musei di Bolzano che testimoniano il Ventennio fascista. Per un’approfondimento rimando all’articolo Il Fascismo e il processo di italianizzazione dell’Alto Adige scritto per Historical Eyes.

Stazione dei treni

La stazione ferroviaria a Bolzano arrivò già nel 1859 grazie all’architetto Sebastian Altman e meglio conosciuta come Grieser Bahn: le carrozze portavano a Gries, una rinomata località di cura e soggiorno (oggi un quartiere di Bolzano).

I lavori di rimodernizzazione iniziarono nel maggio del 1927 e venne inaugurata nel maggio del 1928. Nel 1929 venne aggiunta un’area di 70.000 metri quadrati per ospitare le locomotive elettriciate, un’officina attrezzata, una falegnameria e vari edifici.

L’architetto romano Angiolo Mazzoni ne fu l’artefice, dando all’edificio un aspetto elegante e in stile tardo classicista. Mazzoni intervenì sul corpo centrale dando un’aspetto plastico grazie agli otto pilastri, un basamento rialzato sul piano stradale e un architrave  con fregio e cornice. Completano la scena due statue poste sulla facciata principale e opera dell’artista austriaco Franz Ehrenhöfer.

La stazione si presentò come una esternalizzazione del potere fascista, insieme alle stazioni di Trento e del Brennero: luoghi che dovevano mostrare la potenza del fascismo e imporre l’italianità ad una terra di tradizione tedesca.

Stazione dei treni a Bolzano
Facciata principale della stazione dei treni

Monumento alla Vittoria (italiana)

Eretto tra il 1926 e il 1928 dall’architetto del regime fascista Marcello Piacentini, il Monumento alla Vittoria oggi è sede di un museo che fa conoscere la sua storia oltre alle vicende storiche che caratterizzarono Bolzano durante l’epoca fascista.

Nelle intenzioni di Benito Mussolini, c’era la volontà di dedicare il monumento all’irredentista trentino Cesare Battisti: la vedova si oppose e così venne chiamato “alla vittoria italiana”.

Al suo interno, nella parte sottostante,  vengono raccontati i cambiamenti urbanistici che Bolzano conobbe durante il Ventennio fascista: Mussolini volle fortemente una nuova città, italiana. Il percorso mette in evidenza il difficile rapporto tra italiani e tedeschi, risultato dell’eredità fascista che portò in Alto Adige un massiccio trasferimento della popolazione italiana.

Le sale sono 13 ed ognuna racconta un capitolo diverso: dalla creazione del monumento, all’icona del “nuovo ordine”, alla conservazione o distruzione del monumenti stesso a guerra finita.

Entrata gratuita!

Monumento alla Vittoria
Monumento alla Vittoria

Piazza del tribunale: il potere politico ed economico

Il tribunale e l’attuale Ufficio delle Finanze, due edifici molto simili tra loro nella relativa piazza,  furono costruiti tra il 1939 e il 1942: il tribunale a forma convessa e l’Ufficio delle Finanze concavo. Create per ospitare la Casa del Fascio, dopo la Seconda Guerra Mondiale ospitò gli uffici finanziari statali e altri enti della Provincia Autonoma di Bolzano.

L’Ufficio delle Finanze è caratterizzato da un rilievo monumentale che copre la parte alta dell’edificio e creato dallo scultore alto atesino Hans Piffrader. +D

Dallo scorso inverno, dopo un restauro, è stata apposta una scritta luminosa in tre lingue (italiano, tedesco, ladino) “Nessuno ha il diritto di obbedire” della filosofa Hannah Arendt e contrapposta alla scritta fascista del fregio “Credere, obbedire, combattere“, creando qualche discussione, mettendo in evidenza di quanto siamo ancora sensibili l’argomento.

Tribunale di Bolzano

Le Semirurali: il quartiere operaio

L’ultima testimonianza del quartiere operaio si trova in via Bari nel quartiere Don Bosco: la casa del civico 11 è l’unica superstite delle centinaia di case “semirurali” edificate negli anni Trenta e demolite negli anni Ottanta del secolo scorso.

Gli abitanti del quartiere hanno voluto fin da subito avere testimonianza del passato e di conservarne la memoria: il percorso espositivo dal 2015 racconta tra foto, modelli in miniatura delle case e filmati la vita quotidiana delle persone che ci abitavano.

Le case si sviluppavano su due piani e tutte avevano un piccolo orto: ecco perché chiamate le “semirurali” e servivano ad ospitare le famiglie operaie provenienti soprattutto dal Veneto. Furono costruite in base a criteri di ferrea economia: vennero utilizzati materiali autarchici a basso costo per rispecchiare i criteri della “casa minima”, senza nessuno tipo di adeguato isolamento al clima freddo dell’inverno.

Si può dire che fu soprattutto un quartiere dormitorio, senza un adeguato collegamento con la città, ne comunicazione, scuole o negozi.

Entrata gratuita!

Allestimento di alcune sale
Allestimento di alcune sale

Bibliografia sull’architettura fascista a Bolzano

Città di Bolzano (a cura di), BZ ’18 – ’45. Un monumento, una città, due dittature. Un percorso espositivo nel monumento alla Vittoria, Folio Editore, Vienna-Bolzano, 2016

Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige (a cura di), Alto Adige. Il paesaggio abitato. Città e borghi nel tempo, Provincia autonoma di Bolzano – Alto Adige, Giunti, 2006

Zoeggeler Oswald, Ippolito Lamberto, L’architettura per una Bolzano italiana 1922 – 1942, Tappeiner Casa Editrice, 1992

Sitografia

www.bassorilievomonumentale-bolzano.com

www.ilmonumentoallavittoria.com

www.comune.bolzano.it/cultura

Consigli di lettura

Baratter Lorenzo, Le Dolomiti del Terzo Reich, Mursia, Milano, 2005

Gentile Emilio, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Laterza, 2009

Gruber Lilli, Eredità. Una storia della mia famiglia tra l’Impero e il Fascismo, Rizzoli, 2012

Melandri Francesca, Eva Dorme, Mondadori, 2010

Steinacher Gerald (a cura di), NS-herrschaft im Norden Italiens | L’occupazione nazista nell’Italia settentrionale in: Suedtirol im Dritten Reich | L’Alto Adige nel Terzo Reich 1943 – 1945, volume 18, Pubblicazioni dell’archivio provinciale di Bolzano, Studien Verlag, Innsbruck, 2003

Documentari

Il “nuovo” monumento alla Vittoria a Bolzano, regia di Klaus Romen, Rai Sudtirol, 2016

L’architettura durante il fascismo. Architettura razionalista in Alto Adige, regia di Franz Josef Haller, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, 1990

Rione Dux. Paese nella città. Espansione edilizia tra le due guerre, regia di G. Vicentini & E. Pezzin, Provincia Autonoma di Bolzano – Alto Adige, 1994

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4 comments

Marco Bolzano Giugno 4, 2024 - 4:27 pm

Il Monumento alla Vittoria di Bolzano fu inaugurato con la prima trasmissione radiofonica in diretta d’Italia. Il sindaco Perathoner fu però un vero pnagermanista, tanto che la statua di Walter guarda a sud…

Reply
Katia Giugno 4, 2024 - 6:47 pm

Grazie Marco per la segnalazione: non sapevo che il Monumento alla Vittoria di Bolzano fosse stato inaugurato con la prima trasmissione radiofonica in diretta d’Italia!

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Giovy Malfiori Giugno 4, 2019 - 7:55 am

L’architettura di regime (qualsiasi) mi attira sempre tutto. Il mio percorso di studi mi ha portata a conoscere molti aspetti del totalitarismo e mi piace visitare le città che portano le impronte dell’urbanistica di certi anni. Non sapevo che anche Bolzano portasse queste tracce.

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Katia Giugno 4, 2019 - 4:46 pm

Ebbene si, Bolzano offre anche questo aspetto (poco conosciuto). Da quando ci ho lavorato, mi si è aperto un mondo e ora capisco molte cose sul presente dell’Alto Adige. E’ stato un bel percorso (fisico e no) quello di andare alla ricerca dell’architettura fascista e dei suoi musei dove viene raccontato questo periodo storico. Lo consiglio a tutti!

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