Il Museo Archeologico Nazionale di Crotone di sicuro è tra le mie tappe preferite quando visito l’antica Kroton. Ho un debole per la storia e l’arte dell’antica Grecia e ogni volta in cui mi trovo di fronte ai reperti archeologici di questo periodo storico, ne rimango sempre incantata; così come le sue storie e le sue leggende.
Oltre al Museo e Giardini di Pitagora e al Castello di Carlo V, consiglio di fermarti anche al Museo Archeologico di Crotone: è una buona occasione per conoscere la nascita della città, la sua evoluzione. Ma soprattutto conoscere Kroton nel suo massimo splendore durante il periodo della Magna Grecia.
Buon viaggio nel tempo!
Pillole di storia
Tutto inizia nel 1910, quando le famiglie nobili Lucifero, Albani e Sculco creano il primo nucleo del museo grazie alle loro collezioni personali. Collezioni di arte antica che vanno ad ampliarsi nel corso degli anni con nuove testimonianze.
Nel 1967 le collezioni vengono cedute allo Stato e organizzate poi nell’attuale sede.
Oltre all’antica collezione, si aggiunge anche il materiale ritrovato negli scavi non ufficiali e nel mercato dell’antiquariato. Dagli anni Sessanta in poi, la città si espande e con il boom edilizio vengono fatte nuove scoperte: è così che confluiscono nuovi reperti, rivenuti a Crotone e dal territorio circostante.
L’attuale Museo Archeologico Nazionale di Crotone nasce nel 2000 con un allestimento articolato su due piani. L’edificio che lo ospita all’interno di uno dei bastioni della cinta muraria e a due passi dal Castello di Carlo V. Per arrivarci bisogna salire tra le caratteristiche vie cinquecentesche: ti assicuro che ne vale la pena!
Cosa ammirare nel Museo Archeologico Nazionale di Crotone
Il percorso museale si distribuisce su due piani e racconta le origini e la storia di Crotone durante il periodo in cui il sud Italia era conosciuto come la Magna Grecia.
Al piano terra vengono raccontate le origini dell’antica Kroton in ordine cronologico. Attraverso le tappe principali vengono raccontati i primi rapporti con le realtà locali presenti al momento della fondazione della città: i protagonisti sono gli atleti, i medici e filosofi che hanno caratterizzo la loro epoca fino alla tarda antichità.
Una sezione approfondisce l’archeologia urbana. Una seconda sezione è dedicata ai ritrovamenti funerari ritrovati nella necropoli in località Carrara.
Al secondo piano è allestita una panoramica sui diversi insediamenti nel territorio crotonese come Krimisa, Petelia e Makalla. Sono tutte zone ricche di tradizioni mitiche e legate ai principali culti per la polis greca come le Sirene, Filottete e Apollo Alais.
Ampio spazio è stato dato ai due principali luoghi di culto:
- in località Vigna Nuova sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici come gli ex-voto di vario genere, microceramica votiva, attrezzi agricoli, suppellettili e la singolare museruola equina da parata.
- Il tesoro di Hera Lacinia, rivenuto a Capo Colonna è la testimonianza del più importante santuario della polis greca. L’oggetto maggiormente rappresentativo è sicuramente il diadema aureo databile alla metà del VI – V secolo a.C.. La corona d’oro probabilmente adornava un simulacro di Hera.
Il santuario di Hera Lacinia a Capo Colonna
Un discorso a parte lo devo dedicare al santuario di Hera Lacinia.
Il tesoro è stato trovato nella vicina Capo Colonna, dove nel V secolo a.C. sorgeva l’antico santuario dedicato alla dea Hera lacinia. Delle 36 colonne doriche oggi ne rimane solo una a testimoniare la grandiosità di questo luogo sacro agli antichi greci.
Capo Colonna era conosciuta come Lacinio, un promontorio a picco sul mare dove si svolsero le vicende epiche di Eracle che diedero origine all’antica colonia achea. In base ai ritrovamenti e agli studi fatti, in quest’are sorgeva l’antico santuario di Hera Lacinia, protettrice delle mandrie, della fertilità e del matrimonio. Il santuario risale al VII secolo a.C. mentre il tempio è databile al V secolo a.C.
Il santuario giravano intorno al tempio dorico e solo una colonna è rimasta a testimonianza della sua grandiosità: un impianto planimetrico a 6×19 colonne appoggiate su un poderoso basamento composto da dieci livelli di blocchi di arenaria.
Nella parte settentrionale della via Sacra sorgeva il katagogion, un albergo per ospiti privilegiati. Mentre sul lato meridionale sorge invece l’hestiatorion, un edificio preposto ai banchetti. All’interno del santuario di Hera Lacinia, è stata confermata la presenza di un edificio termale del I secolo a.C. e di un esteso complesso abitativo ad uso signorile di epoca romana.
- Nell’area archeologica è stato allestito un museo dove sono raccolti alcuni dei reperti ritrovati durante i vari scavi. Nonostante la maggior parte dei ritrovamenti sono custoditi all’interno del Museo Nazionale Archeologico di Crotone, una visita all’area archeologica di Capo Colonna e al relativo museo la consiglio. Il luogo è raggiungibile solo con i propri mezzi.
Informazioni utili
- Il museo si trova in via Risorgimento 14 a pochi passi dall’entrata dal Castello di Carlo V.
- Gli orari di apertura sono dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 20.
- Il biglietto intero costa 4 € e il ridotto è di 3 €.
2 comments
Ma sai Katia che leggendo l’articolo mi sono ricordata proprio del museo archeologico di Metaponto in Basilicata? Già dalla foto in copertina!
Non mi meraviglia perché appartengono alla stessa storia: prima poi ci devo ritornare perché il parco archeologico di Metaponto l’ho visto da piccola e lo vorrei rivedere!