Un argomento poco conosciuto è sicuramente quello legato alla storia della seta a Bologna: non tutti sanno che una rinomata via della seta partiva da Prato per arrivare proprio a Bologna.
Dal Trecento al Settecento il capoluogo dell’Emilia Romagna fu un’importante punto di riferimento a livello europeo per la produzione dei bacchi da seta e la loro lavorazione.
Se si sa cercare bene, ci si rende conto delle tante testimonianze ancora vive e spesso nascoste da sguardi indiscreti dei turisti. Per questo motivo ho deciso di raccontarti le tappe per approfondire questa storia particolare.
I canali di Bologna
La Bologna di oggi sembra aver celato molto bene i suoi canali e la loro storia. Il sottosuolo nasconde una città che per secoli fu molto simile a Venezia grazie ad un’importante rete di canali.
Ed è attraverso quest’ultimi che Bologna divenne una potenza economica. L’acqua alimentava i cento e più mulini presenti in città, trasformando la produzione della seta uno dei maggiori introiti economici.
I canali a Bologna erano già presenti durante l’epoca romana ed è nel Medioevo che si svilupparono e integrarono all’urbanistica cittadina grazie all’aggiunta di chiuse e sostegni. Molti canali erano navigabili, grazie ai quali si poteva raggiungere Venezia: servivano soprattutto per avere acqua potabile nelle case, le fognature e i fossati intorno alle mura cittadine.
Tre le vie d’acqua: il torrente Aposa, il fiume Reno e il torrente Savena; utilizzati fino all’Ottocento quando furono interrati per poter costruire le strade.
Alcuni tratti sono però ancora oggi visibili e prendono il nome delle relative strade: del Porto, delle Moline, Riva del Reno, Val d’Aposa. Oppure soffermandosi sulle finestrelle di via Piella o dagli affacci di vie Capo di Lucca 2/4, Oberdan 30 e Malcontenti 15.
Un’altra tappa è quella dove c’è la Manifattura delle Arti, l’antico porto dove sorgeva un centro mercantile e manifatturiero. Una salara, un porto, una manifattura dei tabacchi e tanto altro; un’area recuperata e ristrutturata tra il 1996 e il 2003 grazie all’architetto Aldo Rossi.
Al Museo della Storia di Bologna, all’interno del Palazzo Pepoli, si parla anche di Bologna come la città delle acque. In una delle sale è stata allestita una installazione multimediale ed immersiva per ricreare l’atmosfera dei canali d’epoca, in particolar modo del torrente Aposa.

Museo del Patrimonio Industriale
Il Museo del Patrimonio Industriale è il luogo dove si studia, documenta e si valorizza la storia economica e produttiva di Bologna e dei suoi dintorni dal Cinquecento ai giorni nostri.
Il percorso è suddiviso in tre argomenti distribuiti su due piani: la città dell’acqua e della seta, la città della cultura tecnica e una capitale dell’automazione. Io ti accennerò solo il il primo perché inerete all’argomento di cui ti sto parlando.
La città dell’acqua e della seta
In questa sezione dedicata completamente alla seta è spiegata la storia di Bologna tra il Quattrocento e il Settecento dove la produzione dei bacchi da seta e la lavorazione la fanno da padrone.
Nonostante sia difficile sapere come fossero costruiti i filatoi, all’interno del museo è possibile avere una chiara idea dell’organizzazione del lavoro.
Grazie a ricostruzioni scenografiche, plastici e strutture audio-video è possibile fare un salto nel tempo ed essere trasportati nell’epoca d’oro bolognese. La fa da padrone un modello funzionante di mulino da seta alla bolognese in scala 1:2.
Durante l’Ottocento c’erano ben 100 in funzione ed erano il perfetto esempio di tecnologia europea prima della Rivoluzione Industriale. Proprio a Bologna si parla della macchina tecnologicamente più avanzata in Europa fin dal Medioevo.
La Fornace Galotti
La sede del museo è la Fornace Galotti, un monumento importante che testimonia la storia bolognese. Sorge lungo il Canale Navile, un tempo navigabile e il luogo ideale per costruire una centrale idroelettrica: la struttura che risale al 1901 sorge di fronte al museo.
La Fornace Galotti è stata costruita nel 1887 per produrre laterizi da costruzione come mattoni, tegole e comignoli ma anche prodotti di terracotta come cornici e mensole.
Durante il percorso all’interno del museo è ancora possibile la struttura originale: un forno anulare a 16 camere per la cottura a ciclo continuo del materiale. Oggi è considerato un buon esempio di archeologia industriale e adattata a galleria espositiva.
Chiusa nel 1966, la fornace è stata poi ristrutturata dal comune di Bologna e riconvertita nel Museo del Patrimonio Industriale. Sono stati riutilizzati sia gli spazi relativi al forno che i piani superiori utilizzati per l’essicazione dei materiali crudi.
Informazioni utili
- Il museo si trova in via della Beverara 123 all’interno dell’ex Fornace Galotti. Ci si arriva con l’autobus urbano nr. 30, io l’ho preso alla stazione dei treni.
- Maggiori informazioni sulla pagina Facebook Museo del Patrimonio Industriale.

Istituzione Bologna Musei | Museo del Patrimonio Industriale
Museo del Tessuto e della Tappezzeria “Vittorio Zironi”
La creazione del museo la si deve al tappezziere Vittorio Zironi che dal dopoguerra in poi riuscì a raccogliere tessuti, accessori e strumenti di lavorazione utilizzati nei secoli nell’ambito della tappezzeria.
Solo in un secondo momento sono stati aggiunti costumi, accessori ricamati da indossare e i disegni usati per la creazione del materiale tessile.
Il museo è nato nel 1966 nella sede originale del Palazzo Salina Brazzetti e solo nel 1990 la collezione è stata spostata all’interno di Villa Spada. La famiglia Zironi donò la consistente collezione al Comune di Bologna nel 2016.
Cosa è possibile trovare all’interno del Museo del Tessuto e della Tappezzeria? Tra i 6.000 reperti tessili che coprono un arco cronologico piuttosto lungo si possono ammirare:
- Tessuti copti, produzioni occidentali e del Vicino Medio Oriente dal Medioevo fino all’Ottocento. Tra cui anche dei caftani ottomani del Settecento e Ottocento.
- Vesti e i corredi liturgici: molto preziosi perché spesso i tessuti più pregiati erano lavorati con fili d’oro e d’argento. Una parte di questi sono il frutto di donazioni fatte da benefattori locali che hanno permesso di creare una breve storia della moda.
- Bandiere, stendardi e documetazione d’archivio. All’interno del museo c’è anche una biblioteca specializzata nello studio dei tessuti e nell’arte dell’arredamento.
- Tutti i macchinari usati per lavorare la seta come i telai e i relativi strumenti usati durante il lavoro dei tappezzieri.
Villa Spada
Il museo è stato allestito all’interno di Villa Spada, un edificio neoclassico all’interno dell’omonimo parco. La villa fu costruita per volere di Jacopo Zambeccari che ne diede l’incarico all’architetto italo-svizzero Giovanni Battista Martinetti.
La data esatta della sua edificazione risulta incerta ma si sa di certo che la villa è stata costruita sui resti del Casino di San Giuseppe di Ravone e la prima testimonianza della sua esistenza risale al 1774.
Alla morte dello Zambeccari, la villa venne data alla famiglia del principe Clemente Veralli Spada e gestita da loro per lungo tempo. E’ nel 1964 che il comune di Bologna acquista villa e giardino per aprirla al pubblico.
Oggi la villa custodisce il Museo della Tappezzeria e il grande parco è aperto gratuitamente al pubblico. Il giardino fu progettato dallo stesso architetto che ne progettò la villa: un belvedere, delle aiuole mentre mancano le statue originarie che lo decoravano.
Informazioni utili
- Il museo si trova in via della Casaglia 3 e ospitato all’interno di Villa Spada. Siamo nel quartiere di Saragozza ed è il punto ideale per poi visitare la Basilica di San Luca. Ci si può arrivare a piedi se sei una buona camminatrice oppure prendere uno dei tanti autobus urbani che passano per il quartiere Saragozza.
- Maggiori informazioni sulla pagina Facebook Museo della Tappezzeria Vittorio Zironi.

Scoprire una storia della seta a Bologna
Nonostante le finestrelle di via Piella o dagli affacci di vie Capo di Lucca, Oberdan e Malcontenti siano conosciute e molto fotografate, le altre tappe le ho scoperte per caso una alla volta nel corso del tempo.
Sono tappe che si trovano appena fuori dagli itinerari turistici: per quanto mi riguarda, le grandi scoperte cittadine le ho sempre fatte lasciando le vie principali.
Solo in un secondo tempo ho collegato tra di loro i canali, la Manifattura delle Arti, il Museo del Patrimonio Industriale grazie ad un articolo letto casualmente su una guida turistica.
Al percorso ho aggiunto anche il Museo del Tessuto e della Tappezzeria: oltre all’allevamento dei bacchi da seta, è interessate vederne l’utilizzo e di quanta inventiva umana ci sia per realizzare vestiti e tessuti d’arredamento.
Un’idea
Tra gli appenini tosco-emiliani è possibile percorrere l’antica via della lana e della seta che da Prato porta a Bologna (o viceversa). Un itinerario che tocca borghi nati grazie al fruttuoso commercio della seta, luoghi immersi nella natura e nelle dolci vallate dell’Appennino.
Il percorso è lungo 130 km e di media difficoltà, non superando mai i 1.000 metri d’altezza. Un cammino ideale anche per le famiglie e i non esperti. Se sei interessato ad una vacanza particolare, ti consiglio di visitare il sito www.viadellalanaedellaseta.com per poterti organizzare al meglio.
4 pensieri sparsi
Questa è una Bologna che non conoscevo, mi hai stregato con questo post!
Ah, e appena ci sarà il via libera voglio proprio percorrere l’antica via della lana e della seta.
Non sono una gran camminatrice ma anche a me intriga parecchio l’antica via della lana e della seta: dev’essere interessante!
Questo post è splendido. Mi racconti una storia di Bologna che assolutamente non conoscevo, o meglio avevo rimosso. In particolare mi attira, poi, il legame con Prato. Su Prato sono un po’ più ferrata, in effetti, tra gualchere, gore e goroni, e soprattutto col Museo del Tessuto di Prato che fa da trait-d’union tra il passato medievale e il presente.
La reputazione di Prato riguardo alle fabbriche e al suo commercio ne ho sempre sentito parlare ma non sapevo della produzione e lavorazione della seta a Bologna. Ci sono arrivata un po’ per caso nel corso del tempo mettendo insieme i vari tasselli. Vuol dire che la mia prossima tappa sarà a Prato: la Toscana è tra le mie mete da visitare nella già tanto lunga lista: aggiungero il Museo del Tessuto!