C’è un luogo particolare dove torno sempre volentieri: è la Basilica di Santo Stefano a Bologna. Siamo in piazza Santo Stefano, non tanto lontano da Piazza Maggiore e la Torre degli Asinelli.
La sua particolarità?
E’ un agglomerato di sette chiese che, insieme, ne formano una sola: le “Sette Chiese” vengono nominate da Giovanni nell’Apocalisse ma effettivamente ne troverai solo quattro durante il tuo percorso!
Ho conosciuto il complesso delle Sette Chiese grazie ad un amico che all’epoca studiava a Bologna e da allora è tra le mie tappe bolognesi preferite.
La stessa piazza è un vero scrigno: uno spazio chiuso al traffico, che si apre all’improvviso davanti ai nostri occhi. Piazza non tanto grande con i portici e gli edifici creati con i tipici mattoni rossi.
La sera, quando è tutto illuminato dai lampioni e i portici creano questi spazi chiaro-scuri, si crea un’atmosfera surreale, grazie anche alla sua forma convessa e la pavimentazione leggermente obliqua.

Pillole di storia
L’origine di questo luogo è particolare e tutt’ora controverso.
La tradizione vuole che nel 430 fosse proprio San Petronio, patrono di Bologna, ad edificare un sepolcro sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla dea Isida, riproducendo il Santo Sepolcro di Gerusalemme.
La convinzione comune ha portato a pensare che Petronio abbia murato alcuni pezzi originali del sepolcro di Gerusalemme e mescolati con dei ciottoli e della sabbia raccolta in Terra Santa.
Questa credenza non fece altro che aumentare la sua fama, attirando un numero elevato di fedeli: si iniziò ad entrare all’interno dell’edificio per ottenere l’indulgenza dei peccati.
La basilica dedicata ai martiri bolognesi Vitale ed Agricola è sconsacrata, coperchiata e riempita di terra per oltre 70 anni per volere del Pontefice Eugenio IV all’inizio del Quattrocento.
La motivazione ci riporta al ritrovamento di un antico sepolcro con la scritta Symon: si dedusse che il luogo fosse la tomba di Simone, il primo apostolo in assoluto e conosciuto oggi come Pietro.
Tanto bastò al Vaticano per ricorrere ai ripari, nonostante mancassero le prove concrete di questa supposizione ed evitare il flusso di pellegrini nella chiesa, che per un periodo venne chiamata San Pietro.
La Santa Sede volle evitare il rischio di trovarsi senza fedeli, allontanando così il clero officiante e intervenendo a monito dei futuri millantatori di sepolture apostoliche.
La riapertura dell’edificio è avvenuta solo alla fine del Quattrocento, quando Giuliano della Rovere è riuscito ad ottenere il permesso di ripristinare questo luogo di culto. In cambio di questo permesso, è stato imposto l’obbligo del cambio di nome: da allora si parla di Basilica di Santo Stefano!
La Chiesa del Crocifisso
Appena si entra, ci si trova di fronte alla prima chiesa, quella del Crocifisso: già qui lo spazio è organizzato in maniera particolare, la chiesa di origine longobarda, chiara e molto luminosa è sopra; mentre sotto c’è una piccola cripta intima del 1019.
Nella cripta si trova una colonna del tutto particolare: la si riconosce tra le diverse colonne romane perché è quella più scura. I fedeli si sono sempre voluti confrontare con l’altezza di Cristo perché riporta l’esatta statura di 170 cm.
Oggi non è più possibile farlo perché è un luogo dedicato alla sola preghiera e le visite proibite.
Il Santo Sepolcro di Gerusalemme
Attraverso la porta situata alla sinistra, si entra nella Chiesa del Santo Sepolcro: fino al 2000 le reliquie di San Petronio erano collocate qua e poi spostate nella chiesa omonima in Piazza Grande.
La chiesa ha una pianta ottagonale, caratterizzata da 12 pilastri con al centro il sepolcro: vuole ricordare in tutto e per tutto il Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Una volta all’anno, in occasione del Sabato Santo e al termine della veglia, viene aperto per una settimana viene al pubblico il Santo Sepolcro. Per poter entrare, i fedeli devono strisciare a terra: il sepolcro è vuoto perché rappresenta la Resurrezione di Gesù Cristo.
Il cortile di Pilato
Uscendo dalla Chiesa del Santo Sepolcro, si viene catapultati dalla luce del Cortile del Pilato, al centro del quale c’è una vasca in pietra risalente all’epoca longobarda e chiamato il Catino di Pilato. Il nome non è stato scelto a caso per ricordare il luogo dove è stato condannato Gesù.
Nel cortile consiglio di osservare bene i particolari, tra cui:
- sotto il porticato che circonda lo spazio, su una colonna vi è anche un gallo in pietra che ricorda l’episodio in cui Pietro rinnegò Gesù e il gallo cantò tre volte.
- E’ presente anche un motivo a scacchi che riporta al concetto di dualismo tra negativo e positivo.
- Si trova una lapide appartenente ad un sarto e sopra sono poste delle vere forbici.

Chiesa dei Santi Vitale e Agricola
Continuando il percorso si accede alla chiesa dei Santi Vitale e Agricola, due martiri bolognesi uccisi nella persecuzione di Domiziano nel 304.
E’ una struttura basilicale disadorna, la quale racchiude gli antichi sarcofagi dei Santi Vitale e Agricola, rispettivamente servitore e padrone e i primi due martiri della persecuzione di Diocleziano, intorno al 305.
E’ la parte più antica dell’intera struttura: l’altare principale è addossato alla parete di fondo perché secondo la liturgia preconciliare, il celebrante dava le spalle ai fedeli durante le celebrazioni.
Il chiosco medievale
Ultima tappa dell’itinerario all’interno del complesso delle Sette Chiese è il chiosco medievale, caratterizzato da due piani, ognuno con un porticato.
All’interno del portico del piano terra, sono presenti delle lapidi che ricordano la maggior parte dei caduti bolognesi durante la Prima Guerra Mondiale.
Osservando i capitelli del secondo piano, ce ne sono alcuni particolari, a volte mostruosi come uno che rappresenta un uomo nudo schiacciato da un enorme macigno e un altro raffigurante un uomo con la testa girata di 180°, quindi noi lo vediamo di schiena.
Si dice che avrebbero ispirato alcune forme di espiazione descritte nel Purgatorio da Dante Alighieri. Secondo la tradizione, Dante aveva l’abitudine passare molto tempo a studiare proprio in questo luogo durante la sua permanenza a Bologna.

Il museo e San Petronio
Alla fine della visita, prima di uscire, si passa all’interno del museo, gestito dagli stessi monaci stessi. Raccoglie una serie di preziosi oggetti culturali e religiosi, come un elaborato bastone pastorale in avorio, reliquiari e abiti talari, oltre ad alcune opere d’arte non più esposte nelle sette chiese.
Interessante anche l’affresco rappresentante San Petronio e le storie della sua vita, probabilmente l’autore è Michele di Matteo.
Informazioni utili per visitare la Basilica di Santo Stefano
- L‘entrata è gratuita.
- Durante le funzioni religiose alcuni spazi sono dedicati alla preghiera.
Gli orari di apertura sono:
- per la Basilica: il lunedì dalle 18 alle 19.30, dal martedì al sabato dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.30. La domenica dalle 8 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19.30.
- Per i monumenti: dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.30.
Cosa visitare a Bologna?
Il complesso delle Sette Chiese di Santo Stefano è una delle tappe incluse nell’itinerario proposto da ClueGo. E’ un’autoguida del tutto particolare che permette di conoscere Bologna attraverso gli indovinelli: ad ogni tappa viene proposto un enigma da risolvere che permette poi di passare alla meta successiva.
L’autoguida è acquistabile online, seguendo le istruzioni date al momento dell’iscrizione. E’ un’esperienza da fare sia che tu stia visitando Bologna per la prima volta, sia che tu la conosca già. Buon divertimento!
Dopo aver visitato la Basilica di Santo Stefano, ti propongo altre tappe culturali da fare: Bologna è una città che sa offrire molto in questo senso, sta a te scegliere in base ai tuoi gusti.
Buona visita!
2 pensieri sparsi
Non sono ancora mai stata a Bologna ma vedo che ci sono tantissime cose interessanti da vedere. Questa poi è davvero particolare: una chicca di quelle di cui sono alla ricerca quando visito un luogo nuovo.
Hai fatto una bellissima descrizione che quasi mi sembra di essere lì
Bologna l’ho visitata un’infinità di volte e credo di non essermi mai stufata: c’è sempre tanto da vedere e ritorno sempre volentieri nei luoghi già visitati!
La Basilica di Santo Stefano è davvero una chicca e da quando ho scoperto la sua storia, la sto apprezzando sempre più.