Storia del presepe napoletano: un excursus tra tradizione e personaggi. Seguitemi in questo salto nel tempo e nel Natale!
Il presepe napoletano e i suoi personaggi
Come risaputo, la rappresentazione del primo presepe si deve alla volontà di San Francesco d’Assisi, che nel 1223, a Greccio, mise in scena la nascita di Gesù Bambino.
Non c’era molto più di una grotta, in uno scenario naturale, con il bue e l’asinello, perché San Francesco non voleva spettacolarizzare l’evento, ma celebrarlo. Non era presente neanche la Sacra Famiglia.
Per vedere la prima rappresentazione completa di altri personaggi, bisogna attendere il 1283. Lo scultore Arnolfo di Cambio realizzò 8 statuine di legno della Natività e dei Re Magi.
Da questo momento in poi, il presepe iniziò a diffondersi in tutto il Regno di Napoli, finché nel 1500 cominciò a popolarsi.
L’impulso all’inserimento di personaggi del popolo, si deve a Gaetano da Thiene, un presbitero, fondatore dell’Ordine dei Chierici regolari teatini.
L’ammissione di queste figure secondarie alla Natività, avviene per poter avere in scena dei testimoni fedeli dell’Avvento.
L’origine del creatore di statuette del presepe, il “Figurinaio” e la nascita del presepe napoletano classico avvengono intorno al 1600, durante il regno di Carlo III di Borbone.

Il Presepe Napoletano Classico: origini
Gli artisti napoletani del ‘600, creatori di statuine del presepe, diedero una nuova connotazione all’ambientazione e ai personaggi presenti.
Iniziarono ad apparire figure del popolo, come i venditori di frutta, i mendicanti e i pescatori, introducendo così nel contesto anche scene di vita quotidiana.
L’apice della diffusione del presepe e della creatività dei figurinai viene raggiunto nel 1700, quando le creazioni diventano sempre più spettacolari.
Il presepe napoletano classico trasforma lo scenario umile e disadorno in un’ambientazione con montagne, vicoli, scalinate, fontane e osterie.
Alla corte di Carlo III, la realizzazione del presepe metteva in fermento scenografi, architetti e artisti. Realizzavano figure, non più a grandezza naturale, ma in scala ridotta, che avrebbero popolato il paesaggio.
I Pastori
Gli artigiani creavano figure sempre più dettagliate con un’anima in fil di ferro, il corpo in stoppa con arti in legno e le teste in terracotta: i “Pastori”, questo il termine utilizzato per indicarli.
Erano tutte persone umili, rappresentate nei loro atteggiamenti quotidiani e affiancate da animali, strumenti di lavoro, prodotti del raccolto e tutti gli oggetti usati durante la giornata.
Tutto doveva essere molto realistico e dettagliato, tanto che furono coinvolte anche le donne di corte, perché realizzassero abiti a mano, con tessuti provenienti dagli opifici reali di San Leucio.
Grazie a queste aggiunte, il presepe divenne l’unione perfetta tra sacro e profano e si diffuse anche nelle famiglie del popolo, che ne abbellivano le loro case, sebbene in modo meno sfarzoso di quello dei nobili.
L’arte di realizzare pastori divenne un mestiere e la moda del presepe iniziò ad affievolirsi agli inizi dell’800.
Molte delle creazioni, alcune delle vere e proprie opere d’arte, furono smontate, vendute o abbandonate.
Uno dei pochi esempi arrivati fino a noi è il Presepe Cuciniello, custodito nella Certosa di San Martino.
Il Presepe napoletano ai giorni nostri
L’usanza del presepe napoletano continua ancora oggi, poiché quasi tutte le famiglie ne hanno uno in casa per le festività natalizie.
La tradizione vuole che, ogni anno, ci si rechi nella Via dei Pastori al centro storico di Napoli, Via San Gregorio Armeno, per acquistare un pastore nuovo da aggiungere al proprio presepe.
I personaggi sono tra i più vari – c’è addirittura chi inserisce personalità dell’attualità in versione pastore. Tuttavia alcuni sono ormai entrati a far parte della tradizione ed immancabili in un presepe napoletano.

Eccone alcuni:
- Benino: è diventato una delle figure più importanti del Presepe, poiché è la rappresentazione del pastorello dormiente, che quando si sveglia racconta di aver sognato la nascita di Gesù.
- Il Pastore della Meraviglia: posizionato nei pressi della Grotta, con braccia e bocca spalancate, assiste con stupore alla nascita. Per qualcuno rappresenta lo stesso Benino, risvegliato dal sonno.
- Ciccibacc ngopp a bott: tradotto dal napoletano “Ciccibacco sulla botte”. Questo pastore è un pagano tra tutti i cristiani e la sua origine risale a Bacco, dio del vino. Raffigurato brillo e seduto su una botte, evidenzia la linea sottile tra sacro e profano;
- Mendicanti: sono la rappresentazione delle anime del Purgatorio, che chiedono preghiere ai vivi.
- Venditori di cibo: devono essere dodici, allegoria dei 12 mesi dell’anno.
- Zingara: secondo la leggenda, una sibilla aveva predetto la nascita di Cristo e la zingara è l’allegoria di questa profezia;
- Lavandaie: sono le levatrici che accorrono in aiuto della Vergine.
- Il pescatore e il cacciatore: questi due pastori sono la rappresentazione del ciclo vitale: il primo, raffigura la vita e il secondo, la morte.
Storia del presepe napoletano
Come avrete capito, il presepe napoletano è molto sentito nelle famiglie partenopee, così come si può evincere anche dalla commedia “Natale in Casa Cupiello” di Eduardo De Filippo.
“Te piace ‘o presepe?”
La risposta sarà difficilmente un no, per chi ama la tradizione.