A Firenze, tra Piazzale Michelangelo e il Giardino Boboli, c’è un museo poco conosciuto dedicato ad un personaggio altrettanto poco famoso. Una chicca per tutti gli amanti di storia contemporanea e arte ma soprattutto per chi ha un debole per le storie di spionaggio. E’ il Museo Casa Rodolfo Siviero.
Ma chi è costui? Rodolfo Siviero fu un agente segreto al servizio dell’arte: si, avete capito bene, un perfetto 007 dell’arte che cercò salvaguardare le opere italiane dalla furia collezionistica di Hitler! Ho scoperto Siviero per puro caso durante le ricerche per la mia tesi sui furti (legalizzati) d’arte di Hitler in giro per l’Europa e questo 007 è saltato fuori così, tra un personaggio e l’altro.
Personaggio ambiguo, ecclettico, amante della bella vita e delle belle donne, riuscì a riportare in Italia molte opere grazie alla sua sfacciataggine e alle sue peripezie tra Italia e Germania. Una perfetta storia di spionaggio che neanche James Bond sarebbe mai riuscito a fare! Rodolfo Siviero: un agente segreto al servizio dell’arte e dell’Italia!
Il Museo Casa Rodolfo Siviero
Il Museo Casa Rodolfo Siviero è il lascito dello stesso Siviero al momento della sua morte (avvenuta nel 1983) alla Regione Toscana e solo il piano terra è aperto al pubblico.
Il seminterrato era usato dai domestici, oltre ad esserci dei magazzini. Un progetto di restauro prevede che venga aperto al pubblico, dove verrà allestita una documentazione relativa la vita e l’opera di Rodolfo Siviero.
Il piano terra era l’appartamento dello stesso Siviero e unica parte visitabile ad oggi. Nella ristrutturazione si è cercato di mantenere gli arredi e la loro disposizione così come furono lasciati nel 1983: le poche modifiche fatte sono state più per messa in sicurezza degli spazi o per la conservazione delle opere. Alcuni arredi sono mancanti perché di proprietà della sorella Imelde e quindi dati a lei dopo la morte di Siviero.
Il piano superiore è attualmente chiuso per inagibilità: è in progetto l’intenzione di ristrutturalo per aprirlo poi al pubblico come museo. Per volere dello stesso Siviero, alla sua morte, questa parte della casa venne lasciata alla sorella Imilde e ai genitori. Solo alla loro morte, anche questo piano è passato alla Regione Toscana.
La palazzina era di proprietà dello storico e critico d’arte Giorgio Castelfranco, molto amico di Siviero: aiutò il giovane 007 nella sua formazione culturale, inserendolo poi nell’ambiente culturale fiorentino. Fu proprio Castelfranco avviare Siviero al lavoro di agente segreto dell’arte, indicandogli informazioni sui trafugamenti di opere d’arte da parte dei nazisti. Giorgio Castelfranco, durante la guerra, dovette fuggire da Firenze con la sua famiglia perché ebreo: lasciò la sua casa ai partigiani (con Siviero a capo) che si occuparono di opporsi al Kunstschutz, un organismo creato dalla Germania, per la protezione delle opere d’arte dai bombardamenti, con sede prima a Roma, poi a Firenze ed infine a Verona.
La collezione d’arte
Il Museo Casa Rodolfo Siviero raccoglie le opere che lo stesso 007 ha collezionato durante la sua vita. Il criterio di ricerca si rifà a quello chiamato “modello Bardini“, noto antiquario locale che la fece da padrone sul mercato dell’antiquariato fiorentino di fine Ottocento. La collezione mescola opere di valore diverso tra loro, in contrasto con il metodo hitleriano che cercava di accumulare di tutto e di più ma soprattutto solo opere di grande pregio. Le preferenze di Siviero? L’arte medievale e rinascimentale, con un occhio di riguardo per l’archeologia senese ma anche sculture lignee, robbiane e opere di autori contemporanei.
La biblioteca
Nel museo è visitabile anche la biblioteca: un piccolo angolo dal quale io non sarei mai uscita! Sia nella biblioteca che nell’archivio sono custoditi molti libri, tra cui molti con dedica autografata dai personaggi illustri dell’epoca. Oltre a parecchi faldoni contenenti lettere, fotografie, scritti teorici e scritti storico-artistici e letterari, carteggi ufficiali … tanto materiale che testimonia la vita di Siviero.
La vita di Rodolfo Siviero, lo 007 dell’arte italiana
Rodolfo Siviero, un personaggio controverso che ancora oggi è da capire: un passato ambiguo, un 007 capace di colpi di scena spettacolari (anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale), una figura carismatica (ma ancora sconosciuta ai giorni nostri). Una continua insofferenza da parte dello stesso Siviero verso le trafile burocratiche, le sue continue denunce verso una classe politica cieca al problema dei beni culturali, ne fanno un personaggio del tutto particolare.
Rodolfo Siviero durante il Fascismo e la Seconda Guerra Mondiale
Siviero nacque nel 1911 in provincia di Pisa e si trasferì a Firenze con la famiglia nel 1924. Da giovane ebbe un forte interesse verso l’arte e lo studio ma non fu mai accettato al liceo e non finì mai l’università. Fu così che apprese tutto quello che c’era da apprendere da autodidatta: come non riuscirci in una città come Firenze? Ed è proprio nel capoluogo fiorentino che venne a contatto anche con il Fascismo e fu così che aderì al PNF, il Partito Nazional Fascista, rimanendoci parecchio tempo.
Nel 1936 / 1937 si arruolò nel SIM, il Servizio di Informazioni Militari: un ente aperto al reclutamento di persone disposte a studi peculiari da inserire nei propri ranghi specialisti. Siviero fu lo specialista di storia dell’arte: è probabile (ma non sicuro) che la sua iscrizione all’università fosse una copertura del futuro 007.
Rodolfo Siviero e l’8 settembre
Poi arrivò l’8 settembre 1943 e per l’Italia ci fu la svolta: l’infatuazione verso il fascismo finì e Siviero si trovò dall’altra parte, collaborando con i partigiani. Ed è in questo momento che incominciò a dedicarsi al controspionaggio, specializzandosi nella salvaguardia delle opere d’arte dai bombardamenti su Firenze e successivamente al recupero delle opere trafugate dai nazisti. Ed è qui incomincia la parte della sua vita movimentata, diventando protagonista di operazioni spettacolari e parecchio discusse.
Con l’armistizio dichiarato da Badoglio, la razzia delle opere d’arte italiane verso la Germania aumentò, diventando incontrollata ma il tutto iniziò ancora molto tempo prima, quando Hitler fece visita a Firenze nel 1938: tutta l’arte doveva andare ad arricchire il suo museo personale e la collezione privata di Göring. Dal 1938 al 1943 le opere d’arte arrivavano in Germania clandestinamente o grazie a dei permessi illegali ottenuti con delle pressioni politiche da parte dei gerarchi nazisti verso lo stato italiano. Dopo l’8 settembre divenne tutto legalizzato: non c’era più bisogno di documenti falsi, facendo aumentare vertiginosamente il numero delle opere d’arte che oltrepassarono il confine italiano.
Siviero fu contrario a questi furti legalizzati fin da subito e cercò di porne fine ma senza grande successo. Grazie all’appoggio dei partigiani e alla collaborazione del Militare Alleato, si adoperò per prevenire le razzie naziste, segnalando anche ai servizi segreti degli alleati i trasferimenti dei capolavori verso la Germania: la casa di Siviero divenne la centrale operativa delle attività del recupero delle opere d’arte italiane, contrastando le operazioni del Kunstschutz.
Nel 1944 Siviero venne arrestato, interrogato e torturato perché sospettato dalle milizie fasciste di Mario Carità, per poi essere rilasciato grazie all’aiuto degli ufficiali repubblichini. Riprese così la sua attività di agente segreto.
Rodolfo Siviero dopo la Seconda Guerra Mondiale
Finita la guerra, fu scelto dallo stato italiano come il referente per trattare il problema della restituzione delle opere d’arte trafugate dal governo tedesco, col compito di recuperarle e riportarle in Italia. Da questo momento divenne lo 007 dell’arte: quasi 30 anni di attività, recuperando ben tre migliaia di opere. Rodolfo Siviero organizzò due mostre, una nel 1947 e una nel 1950 per far conoscere le opere recuperate e poi restituite alle istituzioni di appartenenza.
Secondo un resoconto fatto dallo stesso Siviero, mancano all’appello ancora 2.500 unità circa! Dopo la guerra, dipinti, statue, beni archivistici e chi più ne ha, più ne metta, furono nascosti dai nazisti in vari nascondigli (ancora oggi molti sono sconosciuti) o sono finiti nelle varie collezioni private di importanti personalità del Terzo Reich.
Info sul Museo Casa Rodolfo Siviero
Dove è? Lungarno Serristori, 1-3 – Firenze
Quanto costa? l’entrata è gratuita ma sono gradite delle offerte e/o partecipazione ai loro eventi: il raccolto verrà usato per il mantenimento del museo. Oltre a finanziare i loro progetti (come l’apertura del primo piano e del seminterrato, al momento chiusi per mancanza di fondi per la loro messa in sicurezza).
Gli orari d’apertura sono: sabato ore 10-18; domenica e lunedi ore 10-13
www.museocasasiviero.it
Consigli di lettura su Rodolfo Siviero e la sua attività
Bottari, Francesca, Rodolfo Siviero. Avventure e recuperi del più grande agente segreto dell’arte, Lit Edizioni / Castelecchi, Roma, 2013
Scarlini, Laura, Siviero contro Hitler, Skira, Milano, 2014
Siviero, Rodolfo, L’arte e il Nazismo. Esodo e ritorno delle opere d’arte italiane 1938 – 1963, Cantini Edizione d’Arte, Firenze, 1984
Consigli di lettura sul Kunstschutz e il recupero delle opere italiane
Becattini, Massimo, Il cacciatore di opere d’arte, in: Archologia Viva, nr 71, ottobre/novembre 1998
Dagnini Bray, Ilaria, Salvate Venere! La storia sconosciuta dei soldati alleati che salvarono le opere d’arte italiane nella Seconda Guerra Mondiale, Mondadori, Milano, 2010
Edsel, Robert M., Monument’s Men: Missione Italia, Sperling & Kupfer, Milano, 2014
Fuhrmeister, Christian, Kunsthistoriker im Krieg: Deutscher Militarischer Kunstschutz in Italien 1943 – 1944, Bohlau Verlag GmbH U Co Kg, 2012 (al momento c’è la sola edizione tedesca)
Klinkhammer, Lutz, Distruggere o salvare l’arte: i tedeschi in Campania, lungo la linea Gustav, a Montecassino, in: www.poloniaeuropae.it (pdf scaricabile)
Klinkhammer, Lutz, “Kunstschuzt”: l’azione concertata per la protezione delle operte d’arte a Roma e nel Lazio nella primafase dell’occupazione tedesca (1943 – 1944), in: La Società romana di storia patria per il 150° dell’Unità d’Italia, Volume 134, 2001
Riccardi, Roberto, Detective dell’arte, Rizzoli, Milano, 2019
Documentari
Hitler contro Picasso e gli altri, regia di Claudio Poli, 2018
L’arte in guerra – Rodolfo Siviero e i Monuments Men Italiani, regia di Massimo Beccantini, 2016
“Che importa dei quadri?”, mi chiedeva l’altro giorno un amico diplomatico. Mi provai a spiegarglielo, un pò in termini di valuta pregiata e un pò di alta cultura, ma senza risultato avvertibile. Quasi che non molto fosse cambiato dai giorni (ed erano i primi della guerra) che Mussolini apriva un suo noto discorso con una frase sciagurata: ” Meno statue, meno quadri e più bandiere strappate al nemico”.
Doppio errore. Si dimenticava che, in fin dei conti, anche le bandiere sono pittura, magari astratta e simbolica, ma pur sempre pittura!
Roberto Longhi, Le fatiche d’Ercole e di Siviero, in: L’Europeo del 24 novembre 1957
2 pensieri sparsi
Ma è interessantissimo questo articolo! Altro posto da andare a vedere a Firenze!
E’ uno di quei posti poco conosciuti e al di fuori del turismo di massa ma che offre una storia davvero interessante! Sono contenta che tu te lo sia segnato, vale la pena 🙂