Un museo a cielo aperto, ecco cosa è il cimitero monumentale di Trento. Può sembrare strano che un cimitero possa essere anche un connubio tra storia, architettura e scultura: è il luogo della perdita (delle persone care), della tristezza (di non rivederle più) ma non il luogo della scoperta.
Da quando ho visitato il primo cimitero monumentale, ho capito che anche questi luoghi raccontano tanto. Ricordo ancora quell’afoso pomeriggio bolognese, dopo un temporale estivo, i cancelli che si stavano chiudendo la sera e io che stavo rischiando di rimanere dentro … ma questa è un’altra storia.
Da lì è partito il mio interesse per i cimiteri monumentali ed ogni volta che visito una nuova città e mi rimane tempo, cerco di visarlo. Se li si osserva nella maniera giusta si scopre la storia della città e delle persone che l’hanno vissuta, l’architettura e gli artisti che hanno creato le sculture.
E mi sono domandata: perché non raccontare il cimitero monumentale di Trento dato che ci vivo e ci passo vicino tutte le volte che vado al lavoro?
- Ti interessa l’argomento? Puoi conoscere anche gli altri che ho visitato durante i miei viaggi!
Pillole di storia
La nascita del cimitero monumentale di Trento è piuttosto recente.
Nel 1765, il parlamento francese delibera la chiusura di tutti quei cimiteri situati entro le mura cittadine; dando il via ad una serie di cambiamenti in giro per l’Europa. Ed è così che l‘Imperatore Giuseppe II nel 1784 regolamenta le sepolture e i riti funerari. A Trento è il Principe Vescovo Pietro Virgilio Thun consacra un nuovo cimitero al di fuori delle mura cittadine nel 1793.
La prima area dedicata al nuovo cimitero è l’odierno spazio dove oggi sorge il tribunale di Trento e le Canossiane in via San Francesco. Il cimitero è suddiviso in quattro aree corrispondenti alle chiese parrocchiali di Santa Maria Maggiore, Santa Maria Maddalena, Santi Pietro e Paolo e il Duomo.
La sistemazione risulta essere per nulla ottimale e nel 1808 il cimitero viene trasferito in località Briamasco, dove oggi sorge il Palazzo delle Albere e il MUSE. Nel 1817 i documenti raccontano di un certo Giuseppe Maria Ducati, ingegnere dell’Ufficio Tecnico del Capitano Circolare, espone i moderni principi di igiene dell’epoca.
Durante l’Ottocento, il cimitero monumentale di Trento ha conosciuto altre vicissitudini come lo straripamento del fiume Adige che scorre proprio qui accanto; inondando il campo santo. L’evento ha portato alla costruzione di mura alte per proteggere l’area e con l’occasione si è creata anche una cappella. Alla fine dell’Ottocento, il cimitero conosce un netto ampliamento.
Il Novecento ha portato alla creazione di un area dedicata ai caduti in guerra durante il Grande Conflitto nel cimitero militare austro-ungarico con l’ inaugurazione al relativo monumento. Nel 1932 è stato inaugurato il sacrario militare dedicato ai caduti italiani della Prima Guerra Mondiale.
I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale sono devastanti e solo nel 1953 è stato consegnato alla cittadinanza il cimitero così come noi lo conosciamo oggi.

L’architettura del cimitero monumentale di Trento
Il cimitero visto dall’alto appare come un quadrante dove nella parte centrale di ogni lato è presente una grande cappella. La cappella principale si trova sul lato nord dopo aver seguito il viale d’ingresso ed è dedicata al Redentore.
Il perimetro è caratterizzato da logge con colonne monolitiche di ordine dorico che creano un lungo porticato. La pietra usata è quella bianca, una pietra ammonitica tipica di queste parti. Ad ogni campata dei porticati laterali si trova un’edicola dove sono posti i monumenti funebri delle tombe di famiglia.
L’interno del quadrante presenta dei viali che suddividono l’interno spazio in quattro quadranti: è qui che sorge il camposanto. Lungo il percorso sono stati messi dei piccoli cipressi che segnano la strada.
Gli artisti Stefano Zuech e Andrea Malfatti
L’arte funeraria ha una lunga storia e le origini risalgono a migliaia di anni fa. Un desiderio, quello degli essere umani, di commemorare i propri defunti. I monumenti funebri sono creati soprattutto in marmo perché maggiormente resistenti alle intemperie e mantenere la loro bellezza per lungo tempo.
Le statue funerarie erano destinate soprattutto alle classi più ricche; le uniche che si potevano permettere il lusso di creare delle opere d’arte in marmo per ricordare i propri deceduti.
Le sculture funerarie posso avere varie forme e riprendere diversi soggetti in base ai gusti e alla disponibilità dei familiari. Di solito si suddividono in due tipologie: sacre e profane.
Così è successo anche al Cimitero Monumentale di Trento, dove sono stati chiamati di due artisti del momento: Stefano Zuech e Andrea Malfatti.

Stefano Zuech
Stefano Zuech è nato in Val di Non in Trentino nel 1877 e fin da giovane ha mostrato interesse per l’arte e nello specifico nella scultura. Grazie al parroco del suo paese, Stefano si è iscritto alla scuola industriale di Trento, per poi proseguire il biennio a Bolzano ad una scuola professionale per imparare a lavorare il marmo.
Dopo la formazione sul campo nello studio dello scultore Joseph Lechner, Stefano si trasferisce nel 1899 a Vienna per frequentare l’Accademia delle Belle Arti. Nel 1919, con la caduta dell’Impero Austro Ungarico e l’annessione del Trentino all’Italia, l’artista ritorna a Trento: gli anni successivi partecipa assiduamente alle esposizioni, lavora come scultore molto apprezzato e insegna alla Scuola Industriale Buonarroti della città.
Si fa conoscere soprattutto come autore del fregio alla Campana dei Caduti di Rovereto. Creare numerose opere tra cui il San Cristoforo del Palazzo delle Poste a Trento e il monumento dedicato ad Eusebio Chini ancora oggi visibile nel parco di fronte alla stazione dei treni.
Stefano Zuech muore l’8 settembre 1968.
Andrea Malfatti
Andrea Malfatti è nato a Mori, alle porte di Rovereto, nel 1832. La sua adolescenza la trascorre a Trento lavorando come falegname e frequentando la scuola di disegno con il pittore Fortunato De Paoli.
Si trasferisce a Milano nel 1851 lavorando come intagliatore nella bottega di Leonardo Gaggia ed entrando poi all’Accademia delle Arti di Brera. Rientra a Trento nel 1861 dove apre uno studio tutto suo: viene arrestato per i suoi ideali patriottici.
Le sue opere nel capoluogo trentino sono molte tra cui la fontana del Bacchino in piazza Pasi, il busto di Dante nell’omonimo giardino e il restauro della fontana del Nettuno in piazza Duomo.
Dal 1874 al 1892 è di nuovo a Milano. Ritorna a Trento, dove nel 1912 ottiene un vitalizio dal Comune di Trento in cambio del lascito dei modelli delle sue sculture.
Andrea Malfatti muore a Trento nel 1917.

Informazioni utili
- Il Cimitero Monumentale si trova in via Madruzzo, alle porte del quartiere delle Albere e del nuovo museo MUSE.
- L’orario estivo è dalle 7 alle 19 e l’orario invernale è dalle 7 alle 18.
- All’entrata del Cimitero Monumentale di Trento troverai un QrCode relativo al progetto 1821 2021 Le storie sepolte. Scansionalo e potrai avere un audioguida da seguire.
4 pensieri sparsi
Incredibile, non sapevo che il cimitero di Trento fosse cosi’ interessante, ci faro’ un giro a natale quando andro’ a trovare mia nonna prima o dopo la visita al muse 🙂
Vacci e poi fammi sapere che impressione ti ha dato dal vivo!
Ho sempre amato i Cimiteri monumentali e quando so che sono nelle vicinanze di una città che visito non me li lascio scappare. Non sapevo che ce ne fosse uno così meraviglioso a Trento. Stupenda anche l’idea dell’audio guida, che ti aiuta nella visita. a Me lo segno subito.
Può sembrare un luogo strano e macabro ma se lo si guarda nella maniera giusta, si possono scorgere tante altre sfaccettature.